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La libertà abbraccia l’obbedienza

fr. Antonio Ramina

Parlare di libertà è come mettere i piedi su un terreno sacro. Si tratta infatti di una delle caratteristiche più centrali degli esseri umani; tanto importante, ma anche a rischio di essere fraintesa. Anzi, ancor prima di incominciare a parlare bisognerebbe dire che la libertà non è una “caratteristica” degli esseri umani, una loro facoltà tra le altre. È invece qualcosa di talmente costitutivo al punto che, si potrebbe affermare, una persona è persona proprio perché libera. Proviamo a dire qualcosa a proposito di libertà mettendoci in ascolto della parola di sant’Antonio. «Non c’è gioia più grande della libertà: ma non potrai goderla se non piegherai il collo della superbia alla catena dell’umiltà, e non chiuderai i piedi degli affetti carnali nei ceppi della mortificazione» (XV dopo Pentecoste, 4). Il nostro Santo, per prima cosa, dichiara che la libertà è addirittura la gioia più grande, ma subito sottolinea una qualità per così dire paradossale, apparentemente contraddittoria: la libertà umana ha a che fare con delle limitazioni, delle costrizioni.


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