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Uno sguardo ai paliotti: preziosità nascoste

Alfredo Pescante

In quello della cappella del Beato Belludi, la cui arca conservò fino al 1263 il corpo di sant’Antonio, quindi il più antico, è scolpita  nel bianco marmo una croce tra due fiori dai molteplici petali Non sono molti i fedeli e turisti che entrando nel tempio antoniano ammirano i paliotti che ne decorano gli altari. Eppure, anche a semplici opere dobbiamo regalare uno sguardo rispettoso perché patrimonio da esplorare e vera espressione artistica lungo i secoli. Questo settore dell’arte è ritenuto appannaggio di specialisti, quando invece tali lavori risultano di immediata visibilità e comprensione perché lanciano genuini messaggi di fede e devozione. Cosa sono i paliotti e quale il loro servizio in una chiesa? Sono i rivestimenti liturgici dell’altare, di cui coprono la parte anteriore, con funzione di rilevante importanza non solo in campo decorativo, ma pure espressivo. Il nome latino “pallium” vuol dire drappo di lana, velo che poteva coprire, all’inizio, tutti e quattro i lati dell’altare, per fissarsi poi solo a quello anteriore, onde fu pure chiamato “antipendio”. Nei primi secoli del cristianesimo tali suppellettili ecclesiastiche risultavano assai ricche, perché lo splendore s’addice a Dio. Comparse in Oriente, sant’Efrem scrive che l’imperatore Costantino regalò alla chiesa di Santa Sofia di…

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