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Una Bibbia da correggere?

a cura della Redazione

Ho apprezzato molto la modifica alla preghiera del Padre Nostro dove il “non ci indurre in tentazione” è stato sostituito con “non abbandonarci alla tentazione”. Più che un errore di traduzione si è trattato di una convinzione teologica errata e non più condivisibile ovvero quella di un Dio che tenta e mette alla prova, ma già l’apostolo Giacomo aveva affermato che “Dio non tenta nessuno” (Giac 1,13). Ma allora, mi chiedo, perché continuare a pensare che Dio – quasi con un certo cinismo – abbia messo alla prova Abramo chiedendogli il sacrificio di Isacco, l’unico e amatissimo figlio? Non sarebbe da apportare anche qui qualche modifica al testo? L.N. (Bolzano)   Per comprendere il messaggio di un Dio dal volto di padre e dal cuore di madre talora possiamo rettificare o migliorare la traduzione dei testi, altre volte invece dobbiamo portare il peso dell’interpretazione dei testi. Testi come quello del cosiddetto “sacrificio di Isacco” o del permesso che l’Altissimo avrebbe dato a Satana di mettere alla prova Giobbe sono da interpretare sempre alla luce del Vangelo e con la chiave delle parole e dei gesti del Signore Gesù. Riprendendo il suo riferimento, mi piace spendere una parola in più circa…

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