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San Ludovico d’Angiò

Alfredo Pescante

Se si chiede ai turisti e ai fedeli, in visita alla Basilica di Sant’Antonio di Padova, una preferenza tra le statue donatelliane dell’Altar maggiore, senza dubbio indicheranno san Ludovico. Motivo? Il personaggio, condotto con eccelsa maestria, finito in ogni sua parte, leggibilissimo, non presenta rappezzature o rifiniture da eseguire come nelle altre. Il terzo religioso francescano canonizzato (1318) dopo Francesco (1228) e Antonio (1232), piace poi in sé per l’esemplare vita di preghiera e carità nonché, afferma A. Vauchez, per il volto che avrebbe incantato gli abitanti di Tolosa (nella Francia meridionale) quando entrò come vescovo di quella città. Donatello eseguì questa scultura per prima (1448), conoscendo le caratteristiche del Santo già riprodotto in bronzo dorato, a Firenze (1425).

Il Vasari ricorda: «Fu incolpato che fosse goffo e forse la manco buona cosa che avesse fatto mai, ma rispose che a bello studio tale l’aveva fatto, essendo egli stato un goffo a lasciare il reame per farsi frate». Questo nobile francese, figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, rifiutò infatti il regno per il fratello Roberto, scegliendo di divenire frate, sacerdote e, nolente, vescovo di Tolosa. Morto nel 1297, ventitreenne, i Guelfi fiorentini lo elessero patrono della città. Normale dal sommo artista un maggior “impegno” nel san Ludovico di Padova!

La statua sull’Altare maggiore, alta cm. 164, era collocata, come quella di san Prosdocimo, in uno dei due lati estremi del portico in pietra, sotto cui le sei sculture dei Santi colloquiavano con Maria. Donato rifece la parte superiore a causa di imperfezioni fusorie e perché i committenti la vollero meno fredda. «Un lavoro fin troppo finito», dice H. W. Janson, «che determina una certa staticità espressiva nella veduta frontale del volto, mentre di profilo ha caratteristiche di grande sensibilità». Ludovico, di cui appaiono i sandali ai piedi e il saio (elementi propri dei francescani), avvolto però in ricco piviale, mitrato il capo, appoggia al corpo con la mano sinistra il pastorale e regalmente benedice con la destra.