Anno 137 - Ottobre 2025Scopri di più
Non donare ma restituire
Don Livio Tonello, direttore

Quante volte ci sentiamo gratificati perché doniamo qualcosa a qualcuno! Ci priviamo di un oggetto, di un po’ di tempo, magari anche del denaro per aiutare chi è in necessità. Il gesto compiuto ha indubbiamente valore e denota sensibilità e generosità. Ma cosa abbiamo dato? Sicuramente qualcosa in più rispetto a quello che ci serviva, un po’ del superfluo, cioè di non necessario. Non prendiamola come una osservazione etica per sminuire il valore della condivisione. È solo la constatazione che abbiamo dato “il di più” rispetto a quanto ci serviva. Siamo stati generosi evitando l’accumulo e il rischio di essere tacciati di egoismo.
Vi possiamo aggiungere anche un’altra riflessione più profonda. Il gesto del donare in realtà è una “restituzione”. Restituiamo ciò che abbiamo ricevuto a nostra volta. Lo è il dono del tempo che ci è regalato ogni giorno, la salute, il benessere, la provvidenza… Tutto è dono, anche le capacità innate e le abilità acquisite per produrre qualcosa di utile. Non dimentichiamo che Dio è la fonte di ogni bene: è Lui che elargisce gratuitamente ogni cosa nella sua creazione; noi riceviamo in dote la sua benevolenza e il suo amore gratuito. Perciò quando diamo qualcosa agli altri non facciamo altro che restituire. Anche perché ciò che godiamo o che gustiamo, a esempio un semplice caffè, non sempre ha visto una giusta retribuzione in chi lo ha prodotto.
Proprio in questo mese di ottobre ricorre la Giornata nazionale del dono, in concomitanza con la festa di san Francesco d’Assisi (4 ottobre), uno che di elargizioni non era secondo a nessuno. In una società nella quale ci sono grandi disparità sociali va promossa una cultura della gratuità e della condivisione. Ne sappiamo qualcosa come Associazione, incontrando i volti di tante donne e uomini bisognosi nella distribuzione quotidiana del pane e nella erogazione dei pasti alle Cucine economiche popolari della città. Cultura del dono non è semplicemente fare la carità o l’elemosina. È considerare ogni bene terreno non solo “mio” ma “nostro”, qualcosa di comune che solo quando è condiviso fa sbocciare un sorriso, fa crescere la dignità, fa aumentare la fraternità.