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Mohammed e i martiri d’Algeria

Michele Nicolè

Saranno beatificati l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata, i 19 martiri cristiani uccisi in Algeria. La cerimonia si svolgerà a Orano presso il santuario di Notre-Dame di Santa Cruz

Nell’ultimo decennio del secolo scorso l’Algeria è stata sconvolta da una terribile guerra civile che ha visto fronteggiare l’esercito locale agli estremisti del GIA “Gruppo islamico armato”. Quasi duecentomila le persone – in gran parte comuni cittadini, ma anche giornalisti, attivisti per i diritti umani, intellettuali e imam – che sono state massacrate. E che, per una politica di riconciliazione improntata al silenzio più che alla guarigione della memoria, rischiano di rimanere confinate nell’oblio.

In una situazione così grave e delicata non è venuta a mancare la presenza (minuscola, si potrebbe affermare, visto che il 99% della popolazione locale è musulmana) della comunità cristiana. Allo scoppio dei conflitti e delle violenze, molti religiosi presenti nel paese africano scelsero di restare fino alla fine accanto al popolo algerino a cui erano stati inviati, pur consapevoli del concreto pericolo che minacciava la loro vita. Diciannove di loro pagarono con il sangue la loro fedeltà a Cristo, al Vangelo, al dialogo tra i popoli e all’amicizia.

I primi a essere stati uccisi, l’8 maggio ’94 nella biblioteca della Casbah, sono stati il marista Henri Vergès e suor Paul Hélène de Saint Raymond, piccola suora dell'Assunzione. Il 23 ottobre di quello stesso anno sono state assassinate suor Esther Paniagua Alonso e suor Caridad Alvarez Martin, agostiniane, nel quartiere popolare di Bab el Oued ad Algeri. Mentre il 27 dicembre a Tizi Ouzou, nella regione della Cabilia, hanno trovato la morte quattro padri bianchi: Jean Chevillard, Charles Deckers, Alain Dieulangard e Christian Chessel.

Nel 1995 altri tre omicidi ad Algeri: il 3 settembre suor Bibiane e suor Angèle-Marie, delle suore di Nostra Signora degli Apostoli; quindi il 10 novembre suor Odette Prévost, piccola sorella del Sacro Cuore.

L’anno successivo è segnato dal rapimento, nella notte tra il 26 e il 27 marzo, dei sette monaci trappisti di Tibhirine: Christian de Chergé, Bruno Lemarchand, Célestin Ringeard, Christophe Lebreton, Luc Dochier, Michel Fleury e Paul Favre-Miville. Le loro teste vennero fatte ritrovare a fine maggio nei pressi di Medea, poco distante dal monastero. Una vicenda resa celebre anche dal film “Uomini di Dio” (premiato a Cannes nel 2010), oltre che dagli scritti di alcuni di loro, a cominciare da quello del priore Christian de Chergé. Il quale, nel suo testamento spirituale, chiedeva che la morte che vedeva incombere su di sé fosse associata alle «tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato».

Infine, l’1 agosto 1996 nella città di Orano un’autobomba sull’uscio della Curia provoca la morte del vescovo Pierre-Lucien Claverie insieme all’autista e amico musulmano Mohammed.

L’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata, il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, presiederà al rito di beatificazione nella Basilica di Notre-Dame di Santa Cruz ad Orano, proprio dove il sangue del Vescovo si è mescolato con quello dell’autista e amico musulmano.

Per questo motivo sarà anche esposta un’icona nella quale verranno raffigurati i 19 nuovi beati e insieme a loro il giovane Mohammed Bouchikhi (che ovviamente non sarà beatificato). La celebrazione infatti ha lo scopo di ricordare i martiri cristiani e le migliaia di vittime algerine di quel decennio buio, ma soprattutto di guardare al futuro e a tutto quello che musulmani e cristiani possono costruire insieme affinché ciascuno possa vivere nella pace e nella fraternità.


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