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Inseguendo l’orizzonte

Elide Siviero

L’orizzonte incerto getta il suo volto nella nebbia. Alle spalle, in retroguardia, uno scialle di luce gli copre un altro orizzonte». Voglio arrivare all’orizzonte. Dicevo così da bambina perché volevo giungere fino al punto ultimo di quello che vedevo. Ma la cosa pazzesca è che non riuscivo mai ad arrivare alla fine dell’orizzonte. Perché l’orizzonte non è altro che una linea immaginaria, che sta solo negli occhi di chi guarda: è il limite ultimo verso cui si può spingere la vista, segnato con forza dalle vette dei monti o dai dorsi delle colline o sfumato nella pianura o nel mare dalla rotondità della sfera terrestre. Non è un punto di arrivo, ma è il non arrivo fino a un punto. Cioè, mi dà un punto di vista che non è mai definitivo: appena mi sposto, anche l’orizzonte si sposta con me. Non potrò mai raggiungere l’orizzonte: è sempre il mio oltre. Ogni orizzonte alle sue spalle ha un altro orizzonte. È questa la sua funzione: non farti arrivare fino a un punto, ma spingerti sempre più in là, perché non puoi mai toccare l’orizzonte. In città l’orizzonte non si vede quasi mai, se non a volte in un ritaglio fra…

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