Anno 131 - Maggio 2019Scopri di più

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Il miracolo del bambino resuscitato

Alfredo Pescante

Premuroso verso le donne e i bambini, Antonio! Stavolta è donna speciale quella implorante il prodigio per il
figlio annegato nel Tago, fiume di Lisbona, città nativa del Santo. Lei è mamma (Maria Martins, morta nel
1279) e ha per fratello il Taumaturgo. Il piccolo si chiama Parisio, da Apparizio, perché nato l’8 marzo,
anniversario dell’apparizione sul Gargano di san Michele arcangelo, caro ai francescani. Alcuni ragazzi, tra cui
Parisio, s’avventurano in mezzo al mare su una barca che, capovolgendosi, è fatale al nostro, incapace a nuotare.

I lamenti di Maria: «Fratello mio, tu che sei pietoso e miracoloso con gli estranei, vorrai esser crudele con tua
sorella? Sii benevolo, ridonami mio figlio!» giungono alle orecchie di lui che, morto da poco, corre de lei. Due i
miracoli: la risurrezione del piccolo e la realizzazione del voto di Maria che, promessolo frate, lo vedrà condurre
da francescano “una vita di luminosa santità”.

A raccontare “el miracolo de un puto resuscitado” alcune vite del Santo dai molti richiami storici, postume
all’Assidua (1232) cui ricorre il quinto altorilievo della cappella dell’Arca. Ne fa il modello iniziando a scolpirlo
Antonio Minello (1522) cui subentra sei anni dopo il grande Jacopo Sansovino che lo termina nel 1536. Inutile
indagare chi dei due abbia meglio lavorato perché magnifici son i sedici personaggi, ognuno con una propria
espressione! Antonio ha un viso quasi diafano, il più serio è il pescatore che ha tratto a riva con la rete il piccino,
a terra adagiato s’un cuscino avanti alla disperata mamma.

Il segno di croce del Santo riporta in tutti la gioia restituendo viva alla genitrice la sua creatura.