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Dimmi che albero fai... e ti dirò chi sei

Elide Siviero

Mi piacciono tanto gli alberi di Natale. Da bambini, per tenerci occupati durante un viaggio lungo, la mamma invitava noi figli a contare gli alberi di Natale che vedevamo dai finestrini dell’autovettura. Confesso che ancora adesso, che sono una vecchia signora, mi sorprendo a calcolare quanti ne vedo: mi è rimasta dentro l’esigenza della conta, come se numerarli desse a ogni albero la dignità di esistere.

Mi sorprendono quelli preparati per gli spazi esterni: mi paiono un gesto di gratuità; non sono chiusi dentro le case per rallegrare solo la famiglia, ma troneggiano all’aperto e annunciano con le loro luci l’avvento della Luce divina.

Ma quelli che mi incuriosiscono sono proprio gli alberi di Natale domestici. Se ci fate caso, non ce n’è mai uno uguale a un altro. Il mio è un po’ caotico, pieno di colori, con lucine di vario genere, un po’ invadente perché un po’ grande per lo spazio ristretto in cui lo pongo, ma anche tanto simpatico, caldo. Le palline sono di vario genere: da quelle preziose che si rompono solo a guardarle, a quelle di corda messe nelle parti più basse, così se cadono non succede nulla. Quello di mia suocera è ordinatissimo: ogni pallina ha una distanza precisa dall’altra. È un albero geometrico, da ingegnere. Quello di mia cugina Carla è bianco e blu: severo, austero, maestoso. Quello della mia vicina di casa è vivacissimo: gli addobbi non sono solo le classiche palline, ma anche pendagli acquistati in tutti i viaggi che ha compiuto. Così, guardando il suo albero di Natale, si fa il giro del mondo. C’è l’albero di Corinne che è elegantissimo, mette in imbarazzo. Quello di Rosanna ha dei festoni che scendono dall’alto e lo avviluppano: pare costruito per resistere agli assalti dei nipoti.

Amo guardare l’albero di Natale che ognuno allestisce. Ho capito che ciascuno è diverso, perché ognuno rispecchia l’indole del suo padrone. Per questo non ne potremo mai trovare uno identico a un altro. Non si fanno alberi di Natale in serie.

L’origine dell’albero di Natale sembra sia da attribuire alla Germania del XVI secolo. Ma esiste una leggenda che risale a molti secoli prima, che lega l’albero di Natale a san Bonifacio, nato in Inghilterra intorno al 680 e che evangelizzò le popolazioni germaniche. Si narra che Bonifacio affrontò i pagani riuniti presso la “Sacra Quercia del Tuono di Geismar” per adorare il dio Thor e compiere un rito sacrificale umano. Il santo gridò: «Questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor» e presa una scure colpì l’albero sacro che cadde. Dietro la grande quercia stava un giovane abete verde.

San Bonifacio allora disse ai pagani: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno a esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà». Così san Bonifacio riuscì a convertire i pagani e il capo del villaggio mise un abete nella sua casa, ponendo sopra ai rami delle candele accese.

L’etnologo Ingeborg Weber-Keller, ha identificato una cronaca della città di Brema del 1570 che racconta di un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga, capitale della Lettonia, si proclama sede del primo albero di Natale della storia: nella sua piazza principale si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510. Qualunque sia l’origine dell’albero di Natale, mi piace ricordare che papa Benedetto XVI lo definì: «Significativo simbolo del Natale di Cristo, perché con le sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore».

Ognuno lo addobba a modo suo, come ognuno è diverso, come ognuno è unico: guardando gli alberi di Natale quest’anno ringraziamo Dio che ci vuole tutti diversi, pronti ad accoglierlo, sapendo che Lui è venuto proprio per ciascuno di noi: ordinati o disordinati, creativi o metodici, eleganti o vagabondi, colorati o monocolore… tutti diversi come le migliaia di alberi di Natale che ci sono attorno a noi.


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