Anno 132 - Luglio-Agosto 2020

Davvero la barca è una sola?

a cura della Redazione

Nella sua famosa omelia del venerdì Santo papa Francesco, meditando sulla terribile esperienza che il mondo sta attraversando, ha usato l’espressione “siamo tutti sulla stessa barca”. Poi in un social ho trovato una foto che mostrava alcuni ragazzini di un villaggio africano, scalzi e con indumenti miseri, che portavano sul viso la loro mascherina di fortuna fatta con uno straccio qualsiasi. A commento la seguente frase: «Non siamo tutti sulla stessa barca. Siamo dentro la stessa tempesta, ma in barche diverse...». Approvavo e ho vissuto con un certo senso di colpa l’idea che bisognasse “correggere” il Papa.

M.P. (Rieti)

Le parole che lei cita sono quelle pronunciate da papa Francesco nella preghiera del 27 marzo 2020. In realtà, come sempre sin dall’inizio del suo ministero petrino come Vescovo di Roma, papa Francesco ricorda continuamente che la nostra umanità è chiamata a ritrovare la propria radicale unità. In questi giorni di pandemia, più volte papa Francesco ha chiesto di non dimenticare coloro che soffrono della nostra stessa malattia, ma in modo assai più penoso. Così pure ha chiesto più volte di non dimenticare le altre sofferenze, come le guerre che durano da anni in certi paesi e la fame che uccide ogni giorno più del Covid19. Sì, siamo tutti nella stessa barca! Ma forse potremmo anche dire che siamo chiamati tutti a entrare nell’unica arca come quella costruita da Noè per affrontare il diluvio. In questa arca, il cui timoniere è il Cristo Signore, dobbiamo lasciare che tutti possano salire perché possiamo veramente salvarci insieme. Ho visto anch’io la foto di cui lei parla, e le confesso che mi ha stretto il cuore e un po’ fatto vergognare soprattutto per quel sorriso che diventa sempre più raro tra noi che siamo più fortunati e attrezzati.

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