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Le antifone dello stupore

suor Marzia Ceschia

Lo stupore percorre le sette antifone maggiori che – dal 17 al 23 dicembre – scandiscono nella liturgia l’approssimarsi alla celebrazione del Natale e si aprono ciascuna con un “o” adorante e stupito. Solennemente cantate fin dall’VIII secolo, delineano un itinerario di sette giorni e che tende all’ottavo giorno, al giorno del compimento, della gioia piena, quello dell’Incarnazione del Figlio di Dio, atteso e meditato nei tratti salienti della sua fisionomia che ci ricolma di meraviglia, ci accompagna, ci prende per mano per guidarci all’intelligenza di quello che Lui ha fatto per noi. Di antifona in antifona siamo sollecitati a riconoscere il suo volto per rivedere anche il nostro, per entrare in una più profonda e rinnovata consapevolezza dell’amore che il Padre ha per la sua creatura: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Le antifone dipanano con solennità sacra la storia della salvezza. Ciascuna, dopo l’“o” stupito, si apre con una parola, un appellativo, che ci dice qualcosa del Bambino che viene: Sapientia, Adonai, Radix Iesse, Clavis David, Oriens, Rex gentium, Emmanuel. Le iniziali costituiscono un acronimo, s-a-r-c-o-r-e, che…

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