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La Cappella delle Benedizioni

Alfredo Pescante

Chi ricorda com’era quarant’anni fa l’attuale “Cappella delle benedizioni” (così chiamata per la presenza di un frate che elargisce le benedizioni), probabilmente plaude all’intervento artistico di Pietro Annigoni (avvenuto tra il 1981 e il 1983) promosso dall’allora rettore della Basilica, padre Angelico Poppi. Questa cappella è la più dimenticata tra quelle dell’ambulacro, nonostante il patronato d’una delle più note famiglie padovane. Non è memore del suo glorioso passato costituito dal sepolcro, a sinistra, che chiude i resti della famiglia Zabarella, dagli stemmi nobiliari sui pilastri, dalla presenza giottesca nell’arco d’ingresso dei busti di Sante e dal 1735 dalla pala “Martirio di santa Caterina” di Antonio Pellegrini, opera d’altissima qualità. Quando Pietro Annigoni prepara le pareti per affrescare “Sant’Antonio predica ai pesci”, “Il Santo incontra Ezzelino” e la “Crocifissione” nasce un forte dissenso in sede colta, perché i nuovi dipinti sono ritenuti causa d’alterazione stilistica alla cappella, privata anche del beneficio del sole. Si cerca il minor male rispettando gli affreschi già presenti di Giuseppe Cherubini (1924-25): l’Annunciazione e due episodi della vita di ciascuna delle sante Caterina e Angela Merici, quest’ultima a onorare il nome della madre di Stefano Breda, mecenate della cappella. Caterina d’Alessandria martire, patrona dell’Università di Padova,…

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