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Quanto buio di fronte alla morte

a cura della Redazione

Mi sto convincendo che sia inutile pregare perché l’ho fatto per una vita e con tutta l’intensità che potevo fino a qualche mese fa finché mio padre non è morto di covid. Credo che il Signore non voglia ascoltarmi. Credo di essere sola, in balia del caso. E adesso ho molta più paura. Ho la sensazione di essermi sperduta in una grande stanza vuota immersa nel buio più nero, solo buio.

M.R. (Torino)

Mi associo in punta di piedi e con la massima discrezione al suo sgomento. Nondimeno, mi permetta di contraddirla: non siamo soli, in balia del caso. Siamo esseri mortali con una vocazione di eternità. La morte di suo padre, come la morte di tante persone in questo tempo segnato dalla pandemia ci chiedono uno sguardo più ampio sul mistero della vita di cui la morte fa parte non come una maledizione, ma come un naturale e necessario passaggio.

Questo non toglie nulla al dolore della perdita né alla sofferenza della separazione, ma l’amore è ciò che resta per sempre. L’amore per essere fedele alla nostra umana condizione deve mettere in conto la morte, altrimenti la disperazione diventa un virus che uccide la nostra umanità. Il mistero pasquale che abbiamo da poco celebrato non è altro che questo: attraversare senza saltare la dimensione mortale della nostra umana condizione.

A questo punto oso ancora dire una parola: la preghiera che rivolgiamo a Dio, secondo l’insegnamento del Signore Gesù, cambia prima di tutto noi stessi e ci dispone a un atteggiamento di grande fiducia. Se posso darle un consiglio: faccia passare un po’ di tempo per far decantare questo dolore, per buttare fuori tutta la rabbia e la delusione. Il tempo è una buona medicina.

Questo non significa dimenticare, buttare dietro le spalle quello che è stato. Ma inserirlo nel nostro cammino, ritrovando le motivazioni per continuare a camminare assieme a coloro che sono rimasti. Sarà la preghiera, per quanto senza gusto, arrabbiata, quasi inutile a farle ritrovare la serenità e la pace del cuore.

E alla fin fine non abbiamo altra strada che guardare Gesù crocifisso. Lì sta la risposta a tutte quelle domande che le nascono dentro, a tutte quelle inquietudini che la stanno turbando. E sarà certamente una parola migliore di quella che le ho rivolto ora.