Anno 132 - Aprile 2020

Progetto immortalità

Elide Siviero

Ho ricevuto una mail incredibile. Il titolo, a caratteri cubitali, recitava: Progetto Immortalità. Ho cominciato a leggere la proposta con un misto di incredulità e derisione, quasi divertita dal contenuto risibile della mail. «Creiamo un ponte tra passato, presente e futuro. Il sito Immortalità nasce dall’esigenza di poter lasciare una traccia indelebile, oggi possibile grazie al web, della vita di un individuo o di un gruppo di persone, tramite foto e pagine scritte con i propri pensieri.

Immortalità vuole essere un porto sicuro dove depositare un diario personale. Inoltre il Progetto Immortalità vuole dare la possibilità ai propri iscritti di far recapitare anche dopo la morte, pensieri e oggetti a chi è rimasto». Mentre a mano a mano sgranavo gli occhi, incredula di fronte a quello che leggevo, ecco che vedevo dipanarsi davanti a me, concretamente, la proposta. «Immortalità è il tuo spazio personale al quale affidare pensieri, foto e tutti i ricordi indelebili, così che possano durare nel tempo».

Mi sono chiesta: durare nel tempo è davvero essere immortali? E quanto dura il tempo? «Grazie a Immortalità hai la possibilità di contattare, in occasione di eventi speciali, una persona amata tramite l’invio di pensieri e di oggetti. Anche quando il corpo fisico non c'è più, puoi affidare a Immortalità sia degli oggetti fisici che digitali da far recapitare ogni anno, in occasione di compleanni o anniversari, a chi desideri». Mi sono detta: «Ma ci pensi che angoscia per chi rimane?

Che tortura infinita non permettere l’addio, il congedo, la separazione? Sono morto, ma non ti mollo...». Cavoli! È un progetto veramente altisonante: ti assicura l’immortalità, perché i tuoi pensieri, i tuoi diari, le tue volontà sono fissati in un sito sul web... ovviamente tutto questo avrà il suo costo... La verità è che nessuno ti può garantire l’immortalità. Anche se affidi i tuoi pensieri all’etere, tu morirai ed è inevitabile; fra qualche anno tutti si scorderanno di te e non andranno certo a cercare i tuoi illuminati pensieri sul web. «L’uomo vorrebbe procurarsi l’immortalità da sé stesso, crearsi un monumento perenne. Ma in questo tentativo di procurarsi da sé stesso l’immortalità, egli non può che fallire perché ciò che rimane non è lui stesso, non è il suo essere. Così egli sprofonda nel non essere e addirittura consegna già la sua vita alla morte. Nel suo tentativo di sostituirsi a Dio cade nel nulla» (J. Ratzinger, Escatologia).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: «La morte è il termine della vita terrena. Le nostre vite sono misurate dal tempo, nel corso del quale noi cambiamo, invecchiamo e, come per tutti gli esseri viventi della terra, la morte appare come la fine normale della vita. Questo aspetto della morte comporta un’urgenza per le nostre vite: infatti, il far memoria della nostra mortalità serve anche a ricordarci che abbiamo soltanto un tempo limitato per realizzare la nostra esistenza» (CCC 1007).

Il cristianesimo non ti assicura l’immortalità, ma l’eternità. Non il ricordo nel tempo dei tuoi cari, mortali pure loro, ma essere iscritti nell’anagrafe del cielo: «Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). Non un perdurare vago nel web, ma la certezza che: «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). E questo, in barba al Progetto Immortalità!

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