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Ogni giorno un passo in avanti

Gabriele Pedrina

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Lo devo ammettere: soffro di vertigini. Non tantissimo, ma un pochino sì. Può sembrare strano per uno che negli anni si è girato tutte le Dolomiti dai 3000 metri in su, ha affrontato ferrate e ha pure scalato da “primo”, cioè quello che deve portare su la corda e che, se molla la presa, prima di restare a penzoloni si fa un bel volo. Eppure è così: tutto dipende se sono attaccato a qualcosa oppure no. Mettimi, imbragato e attaccato a un chiodo, sull’orlo di un burrone a guardare giù e non mi fa niente; stacca il moschettone e la paura fa novanta. E non è perché sono appeso al cordino: io sto lì con le mie gambe ferme; sganciami e le gambe diventano di mozzarella. C’è poco da fare: l’idea di ruzzolare giù per un dirupo o di fare un volo nel vuoto senza nulla che mi trattenga dallo schiantarmi al suolo esplode dentro la mia testa non appena mi rendo conto che tale evento sarebbe anche possibile e che dipende solo ed esclusivamente da me che questo non accada. Io ho bisogno di sapere che qualcos’altro o qualcun altro sta garantendo la mia sicurezza; anche se c’è poi…

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