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La grotta dei desideri

Elide Siviero

Ho scoperto che due mie compagne di classe del liceo sono diventate delle bravissime pittrici: una, Maria Grazia, fa dei ritratti incredibili; l’altra, Annamaria, realizza dei quadri suggestivi. Mi piace guardare le loro opere e ammirare questa inaspettata maestria.

L’ultimo quadro realizzato da Annamaria mi ha colpito in maniera particolare: si intitola “La grotta dei desideri” (di Annamaria Pinton, tecnica mista) e rappresenta una grotta che si apre verso il mare aperto (foto sopra). Pur avendo in primo piano le rocce buie, ciò che colpisce è la luce del cielo limpido che si intravvede all’ingresso della grotta.

Ho pensato che noi amiamo entrare nella grotta dei desideri per poter vivere quello che vorremmo avere. Secondo il dizionario, la parola desiderio esprime “un sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale”.

Il termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione di allontanamento o abbassamento, cioè un movimento dall’alto in basso, o anche di privazione; e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella. Desiderare potrebbe significare, quindi, letteralmente, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, quindi per estensione avvertire una carenza e, di conseguenza, avere un sentimento di ricerca appassionata, oppure “tirare giù le stelle”, se si vuole sottolineare il movimento discensionale del prefisso “de” in latino.

Così si allude alla distanza tra il soggetto e l’oggetto del desiderio e al moto dell’animo che li lega. Per il vocabolario della Crusca significava, in origine, “interrogare le stelle”. Insomma queste stelle c’entrano con il desiderio: è guardar in alto perché queste stelle scendano fra noi. Infatti, il desiderio spinge l’essere vivente alla ricerca di quanto possa soddisfare un suo bisogno, e presenta una dimensione sfuggente, difficile da definire e misurare.

Guardando questo quadro si è catturati dalla luce che entra dall’esterno: si è dentro la grotta dei desideri, ma si capisce che essi non potranno mai essere soddisfatti, perché il buio li cattura. Bisogna uscire, lasciarsi inondare dalla luce per incontrare gli astri. Nel Natale avviene proprio questo: l’uomo, chiuso nella sua grotta dei desideri, anelava a qualcosa di alto, di assoluto, di luminoso.

E Dio scende, porta l’Astro del cielo sulla terra per schiudere questa nostra grotta buia alla pienezza della Luce. La vera grotta dei desideri è la stalla di Betlemme, nella quale è entrata la luce eterna di Dio. Guardando quella grotta troviamo il senso di tutte le nostre ricerche, di tutti i nostri de-sideri che volevano tirare giù le stelle. Più di una stella è scesa fra noi: è la Luce che splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1,5).

Questo quadro di Annamaria mi diventa un’immagine natalizia perfetta da contemplare in questo periodo: non solo vedo la luce fuori dalla mia grotta, ma contemplo anche tutti i suoi riflessi dentro le zone buie della mia vita, quelle segnate dalla paura, graffiate dal peccato, oppresse dal limite e dall’angoscia. Cristo Gesù non ha avuto timore di entrare nella nostra grotta dei desideri per superare tutte le nostre più grandi aspirazioni e portare il cielo sulla terra.