Anno 131 - Novembre 2019Scopri di più

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Io, Antonio e la Natura

Lorenzo Brunazzo

Non si sono ancora dissipati nell’aria i fumi dei roghi della foresta amazzonica, che minacciano l’esistenza del più grande polmone verde del pianeta e del più ricco deposito di biodiversità, che l’opinione pubblica mondiale viene sollecitata a riflettere su un grande tema ecologico ed economico insieme: la patologia vegetale. Potranno i buoni propositi fare argine alle cattive azioni? L’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ha dichiarato il 2020 “Anno internazionale della salute delle piante” sottolineando come dal 20 al 40 per cento della produzione di cereali venga ogni anno distrutta dalle malattie botaniche che provocano danni valutabili intorno ai 220 miliardi di dollari, a cui si aggiungono i 70 miliardi causati dagli insetti. Aldilà dei costi, a cui il mondo moderno è particolarmente sensibile, e anche aldilà dei danni ambientali causati dal diffondersi a livello globale di parassiti distruttivi come la mosca orientale della frutta, mi sembra giusto rilevare come l’empatia del genere umano, che è un dono e una risorsa fondamentale, debba estendersi al mondo vegetale, pure così lontano dai nostri parametri di immedesimazione. Un essere vivente che non si muove e non emette suoni difficilmente viene riconosciuto nella sua componente vitale. Eppure ogni tanto ancora oggi rifugio il mio…

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