Anno 136 - Marzo 2024Scopri di più
Il giudice, la vedova e... il microonde
Elide Siviero
Molti dei nuovi dispositivi che compiono dei lavori, come la lavatrice, la lavastoviglie, la fotocopiatrice, emettono un segnale sonoro quando il lavoro è terminato: è una cosa molto utile, perché si può essere al corrente della situazione. Al lavoro a volte sono un po’ disturbata dai vari suoni delle fotocopiatrici: l’incalzare delle varie segnalazioni mette a dura prova la mia pazienza. Ma solitamente tutti questi marchingegni emettono questo suono una o due volte, discretamente, come un piccolo buffetto sulla spalla che ti comunica: «Io avrei finito. Ora tocca a te». E se ne tornano al loro beato silenzio. Se non svuoto la lavatrice o la lavastoviglie, loro non si lamentano.
Ora invece abbiamo acquistato un nuovo forno a microonde che è implacabile: quando ha terminato il tempo del riscaldamento, emette un sibilo per tre volte e poi lo ripete ininterrottamente ogni due minuti, fino a quando non viene aperto lo sportello; è irriducibile, non si placa; non smette mai! Questo elettrodomestico è il mio incubo! Non posso dire: «Beh, provvedo quando ho tempo…» devo assolutamente aprirlo o pigiare il tasto dello stop, perché questo fornetto non cede, continua all’infinito.
Mi fa venire in mente la vedova insistente del Vangelo di Luca (cfr Lc 18, 1-8). Solo Luca ci presenta questa figurina ostinata per mostrarci il bisogno di pregare sempre. Il testo inizia infatti con queste parole: «Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre», quel sulla è detto in greco con pròs che indica un moto a luogo. È una parabola che vuole introdurre alla preghiera: questa non è semplicemente l’argomento della trattazione, ma il punto di arrivo a cui vuole condurci Gesù Cristo. Visto che egli tarda nel suo ritorno, che questo Regno sembra non instaurarsi, potremmo vivere la stanchezza dell’attesa, cadere nel dubbio, disertare dalla speranza.
Il Signore precisa che si deve pregare sempre, che non vuol dire ininterrottamente, sarebbe umanamente impossibile, ma che questa preghiera deve ritmare la nostra vita, così che tutto sia strutturato e alimentato dalla preghiera. Poi aggiunge che questo va fatto “senza stancarsi”, letteralmente “senza incattivirsi, senza scoraggiarsi”, perché la preghiera è la cosa più difficile da vivere: produce tedio, noia, sembra tempo perso, non dà frutti immediati e concreti, sembra inascoltata, inutile, non pare cambiare la nostra vita o toccare quella di Dio. Invece bisogna fare proprio come il mio fornetto a microonde che ogni due minuti, con un ritmo serrato e costante, lancia un segnale.
Anche noi dobbiamo darci un ritmo orante. E per spiegare il tutto Gesù usa una immagine coraggiosa: un giudice e una vedova. Ovviamente il giudice non è figura di Dio, ma un semplice termine di paragone. Egli è il prototipo dell’oppressore, malvagio e cinico. La vedova è il simbolo per antonomasia del povero e del debole: senza la protezione del marito non aveva grandi possibilità di sussistenza. Anche un piccolo debito insoluto era vitale. Per smuovere il giudice a fare giustizia, non ha altri mezzi che la sua insistenza, e questa lo fa cedere. Con un cambiamento improvviso di registro Gesù propone l’immagine del Dio che ascolta: se un essere così cattivo come il giudice alla fine esaudisce la richiesta della vedova, quanto più il Padre buono ascolterà! Solo chi è povero e dipende dagli altri è così insistente: è la necessità a rendere costanti.
In questa Quaresima questo potrebbe essere il nostro proposito: sapendo di non poterci salvare da noi stessi, diventare irriducibili nella preghiera, come la vedova, come il microonde.