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Il calore di un Bambino

a cura della Redazione

Insegno in una scuola elementare di periferia nel nord Italia. In questi ultimi anni mi sono accorta che l’avvicinarsi del Natale viene vissuto da insegnanti e dirigenti come l’arrivo di un vento gelido! Fuor di metafora, ci si muove con sempre più timore e con estrema cautela per evitare grane e polemiche. Mi riferisco in particolar modo alla scelta di fare o meno spettacoli e recite natalizie: giustificati da “ragioni di opportunità” nei confronti dei bambini stranieri, che rappresentano circa il dieci per cento degli studenti e che professano altre religioni, si va ogni anno alla ricerca di un messaggio sempre più sganciato dal vero senso del Natale. Ma mi chiedo: sono i bimbi a sentirsi offesi o è piuttosto il fanatismo ideologico di qualche dirigente a spingere per censurare ogni simbolo e tradizione della nostra cultura? Se si proclama una scuola davvero “inclusiva” non sarebbe opportuno che “oltre a” festeggiare il Natale, inteso proprio come nascita di Gesù, anche le famiglie di bambini di altre confessioni religiose potessero portare il loro contributo in altre occasioni? Ritengo che la vera integrazione non sia togliere qualcosa, pensando di urtare con le nostre tradizioni la sensibilità di altre comunità, bensì conoscersi e incontrarsi

P.V. (Rieti)

I verbi con cui Lei conclude la domanda possono essere quelli del mio tentativo di risposta: conoscersi e incontrarsi. Di fatto l’annuncio angelico del Natale suona così: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama» (Lc2,14). Il grande messaggio del Natale è che Dio ama gli uomini e le donne e ci ama tutti indistintamente. Allora il Natale può diventare l’occasione di fare memoria di una presenza di Dio nella vita dell’intera umanità. Ne è prova il fatto che a Betlemme giungano personaggi dall’Oriente, identificati come Magi, che rappresentano tutti i popoli della terra: misteriosamente, in questo evento, Dio si rivela a tutti gli uomini di ogni popolo! Festeggiare insieme, nel rispetto reciproco e senza inutili sincretismi, può rendere il Natale un momento di condivisione per tutti i bambini che, come ricordano gli angeli sulla scia luminosa della stella cometa, “Dio ama”. E quando si ama, diventa difficile urtare e urtarsi. Se invece si usa il Natale per amplificare i fossati tra persone e tradizioni, in realtà se ne tradisce il mistero e se ne travisa il messaggio. Parimenti, a mio avviso, lo spazio per esplicitare le altre fedi potrebbe essere lasciato durante l’anno: risulterebbe bello e importante chiedere ai bambini di altre tradizioni religiose di fare il racconto della nascita di Maometto o del Buddha o della festa delle luci di Chanukkah, se ci sono bambini ebrei. E si potrebbe anche chiedere alle mamme di preparare e far gustare ai bambini i dolci che si preparano in occasione di tali feste. Tante opportunità per iniziare già da piccoli a conoscersi e incontrarsi… in una parola: ad amarsi.