Anno 133 - Gennaio 2021

Camminare come i lupi

Elide Siviero

Mi ha molto colpito un’immagine che gira per i telefonini: mostra un branco di lupi in movimento. Ora, non so se sia vero, ma quello che viene decritto è davvero commovente. Sapevo che nei branchi vige una legge molto ferrea, fatta di compiti divisi. Qui si descriveva in questo modo la scena: «Davanti al branco si vedono tre lupi: sono i più deboli e malati e danno il ritmo al branco. Se fosse stato il contrario, sarebbero rimasti ultimi e sarebbero morti.

Nel branco i deboli danno il ritmo e tutti si adeguano al loro passo lento e incerto. Dietro di loro ci sono cinque lupi forti che formano l’avanguardia, mentre al centro si trova la ricchezza del branco formata da undici lupe. Dietro a esse altri cinque lupi forti a formare la retroguardia. L’ultimo quasi isolato è il leader: lui deve vedere bene tutto il gruppo per poterlo controllare, dirigere, coordinare».

Quando ho letto questa descrizione ho pensato che così dovrebbero essere costruite le nostre comunità parrocchiali, le nostre Chiese locali. La prima attenzione dovrebbe essere per i vecchi e i malati: se sono loro a dover dare il ritmo della vita del branco, anche nelle nostre comunità devono ricevere un’attenzione speciale, una cura tutta particolare: sono coloro che aprono il cammino con la loro sofferenza.

Come sarebbe importante, ad esempio, che ogni Parrocchia si attivasse per fare in modo che ogni Domenica ci fosse qualcuno che porti la comunione ai “vecchi lupi”, agli anziani e ai malati, che danno il ritmo del cammino. E proprio ogni Domenica, non al venerdì e una volta ogni tanto! E a loro volta, queste persone devono camminare: non smettono di essere del branco. A volte il cammino sarà solo quello della preghiera, dell’offerta della sofferenza, della pazienza e della gratitudine: che ricchezza per una parrocchia sentire la forza dei propri elementi fragili, che spesso non si possono vedere, ma non sono assenti!

Ma a volte noi non abbiamo a cuore i nostri malati come ce l’hanno i branchi di lupi, che non vogliono lasciare indietro nessuno. Poi l’avanguardia e la retroguardia, data dai lupi gagliardi, dovrebbe essere costituita dai giovani che hanno a cuore i vecchi e hanno le forze per spendersi per gli altri, fare volontariato, vivere di ideali, nutrirsi di Verità, trascinare con lo slancio. La parte centrale, rappresentata dalle undici lupe, rappresenta il bene delle famiglie che sapranno custodire i cuccioli per farli crescere ben protetti dal branco.

La Chiesa dovrebbe provvedere alla cura delle giovani coppie di sposi, alla formazione delle famiglie così da renderle in grado di camminare sulle vie del Signore. Ultimo, quasi isolato, colui che veglia sul branco, l’episcopo (letteralmente “colui che guarda dall’alto”), il Vescovo che sta in fondo per controllare che il suo branco non si smarrisca, sorveglia dall’alto, da lontano per guidare il branco. Come lui, anche il Parroco, il sacerdote inviato a nome del Vescovo ad avere cura di quella comunità.

Uno stile del genere sarebbe davvero fruttuoso: richiede che ognuno si senta a disposizione dell’altro, a servizio per il bene dell’altro, ricchezza, dono unico per il bene dei fratelli.

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