Anno 134 - Maggio 2022Scopri di più

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I ragazzi: ma quali?

Elide Siviero

In questo periodo ho una grande difficoltà con la parola “ragazzo”. Per alcuni l’etimologia del termine ragazzo è incerta. Secondo alcune ipotesi potrebbe derivare dall’arabo magrebino raqqās che significa fattorino, corriere, messaggero, e in senso più ampio garzone, in quanto addetto a mansioni servili. Un’altra possibile derivazione è quella dal greco antico ῥάκος (rákos), cioè straccio, cencio, che per estensione sarebbe passato a indicare chiunque vesta miseramente. In entrambi i casi il vocabolo avrebbe perso la sua connotazione principale, mantenendo solo quella della giovane età. Se guardo nel vocabolario, trovo che con ragazzo si intende un essere umano di sesso maschile, solitamente un bambino o un adolescente. Ma il termine può essere adoperato anche per denotare la leggerezza, l’immaturità o la minore età di un essere per distinguerlo da un adulto. Mi chiedo: fino a quale età possiamo chiamare ragazzo un essere umano? Perché c’è la catechesi per i ragazzi, e si intende quella per persone fino ai 14 anni, poi parliamo di giovanissimi. Ma ormai è invalso l’uso di chiamare ragazzo chiunque. Quando un sacerdote mi telefona (lavoro per l’Ufficio del Catecumenato della mia Diocesi) e mi chiede cosa fare “per un ragazzo che non ha ancora ricevuto la…

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