Anno 131 - Aprile 2019Scopri di più

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Trasformazioni dell’amore

mons. Giampaolo Dianin, vescovo

I sentimenti e le emozioni cambiano nel corso del tempo e sono espressione della solidità di un legame che si nutre ora di altri cibi mantenendo una bellezza che non ha paura delle rughe

Una delle perle preziose di Amoris laetitia sono i due numeri dedicati alle trasformazioni dell’amore, che non può avere le stesse sfumature degli inizi dopo anni e anni di vita insieme (AL 163-164). Il pensiero va a un certo immaginario molto diffuso che descrive l’amore coniugale come un crescendo di passione che culmina nel giorno delle nozze e nei primi anni di vita insieme per poi decadere inevitabilmente e inesorabilmente verso la ripetitività e la noia. Al desiderio subentrerebbe il rispetto, all’accettazione paziente delle diversità subentrerebbe la sopportazione, alla novità la ripetitività annoiata.

A questa descrizione, certamente esagerata, dobbiamo rispondere con un no deciso. Non è così, anche se spesso questo succede quando l’amore non è più coltivato, ma lasciato andare e diventa un campo pieno di erbacce mentre prima era un bel giardino pieno di fiori freschi, belli e attraenti.

Ma partiamo dalla realtà fatta di stagioni diverse della vita coniugale: i primi anni insieme, la stagione dei figli e della loro educazione, il tempo della partenza dei figli a cui segue una stagione molto più lunga del passato dove la coppia si ritrova un po’ più sola tra le mura di casa, anche se abitata spesso dai nipoti e da impegni comunque diversi rispetto al passato. Al di là delle attività che possono occupare la vita di due sposi non più giovani, la questione riguarda la relazione tra loro due perché la cura dei nipoti e il sostegno alle famiglie dei loro figli non può essere una fuga o il riempitivo di una relazione che col tempo si è impoverita e ha perso la freschezza di un tempo.


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