Anno 132 - Marzo 2020Scopri di più

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Tra tanta miseria dov’è la santità?

a cura della Redazione

Mi mette sempre un certo imbarazzo, alla recita del Credo, l’affermazione: «Credo la Chiesa: una, santa, cattolica, apostolica...». Pensando alle tante miserie che lungo i secoli la Chiesa ha mostrato, alle tante sporcizie di cui si è macchiata (e basterebbe fermarsi anche solo all’ultimo decennio, tra scandali finanziari e sessuali) non sarebbe il caso di togliere quel “santa”? Nel segno della coerenza e dell’umiltà, mi verrebbe da dire.

S.B. (Bari)

Come già dicevano i Padri della Chiesa, la Chiesa è “sancta et meretrix” vale a dire al contempo santa e meretrice. Il mistero della santità della Chiesa è legato allo sguardo che il Signore Gesù continuamente pone su di Lei e su ciascuno di noi. Mi verrebbe da dire che proprio quando sentiamo maggiormente il peso delle nostre infedeltà come discepoli e come Chiesa siamo chiamati a fare la nostra professione di fede in una Chiesa che, per sua vocazione, è santa perché, con la grazia di Dio, può sempre ritrovare la strada della conversione. Il male che sperimentiamo e i limiti di cui facciamo esperienza devono rafforzare la fiducia nella potenza della grazia alla quale dobbiamo fare sempre più spazio perché la vita ne sia trasfigurata fino a diventarne segno per il mondo. Non dobbiamo mai confondere la santità con la perfezione dell’impeccabilità, ma con la grazia di poter dire ogni giorno: “oggi comincio”. In questo la consapevolezza del peccato deve renderci più sensibili alla grazia crescendo in questa tutti insieme nella verità dell’amore che non dispera mai della misericordia di Dio. È perché siamo santi per vocazione che possiamo diventarlo; così pure solo perché la Chiesa è già santa per dono di Dio che potrà diventare tale, giorno dopo giorno e non senza tante fatiche.