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Meditazione: un angolo di pace

Alessandra Castelliti

Meditazione e raccoglimento risultano fondamentali nel cercare di coltivare la pace interiore

Dicembre per alcuni è un periodo di riflessione e attesa, per altri di duro impegno e stress perché si avvicinano gli acquisti natalizi e i tempi di lavoro richiedono maggior presenza, per altri ancora di relax e stacco dalle occupazioni. Anche se in condizioni differenti, questo periodo può diventare un’occasione concreta da non sprecare, per fortificare l’anima e il corpo.

Come? vi chiederete. Iniziando a ritagliarci dei piccoli spazi, anche di pochi minuti al giorno, che ci aiutino a ritrovare la dimensione del silenzio e del raccoglimento interiore.

Diverse ricerche scientifiche ci portano dati concreti, tra queste lo studio di Andrew B. Newberg (Filadelfia, 1966) neuroscienziato statunitense che, all’inizio degli anni ’90, ha cominciato le sue analisi sulle interazioni tra il cervello e le esperienze religiose e spirituali. Questo lavoro è spesso definito anche come “neuroteologia” o neuroscienza spirituale e rappresenta lo studio della correlazione tra il fenomeno della percezione soggettiva di spiritualità e la funzionalità biochimica del cervello umano. Newberg ha descritto i possibili meccanismi neurofisiologici associati alle esperienze religiose e spirituali. Ha poi continuato a studiare il fenomeno religioso e spirituale compresi i temi legati al perdono, alla meditazione, alla preghiera, allo sviluppo della moralità spirituale e alla credenza in genere. Questo lavoro è stato recentemente incorporato in un nuovo Centro per la Spiritualità e la Mente dell’Università della Pennsylvania.

Il rilassamento che si ricava dalla meditazione ma anche dalla preghiera, attiva nel corpo delle modificazioni, regola la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e rafforza la risposta immunitaria. La consapevolezza di rimanere nel presente attraverso lo stato di pace che emerge dal raccoglimento aiuta chi vive questa esperienza a gestire meglio la propria emotività, ansia, depressione, insonnia, impulsività ed educa a rimanere in contatto con sè stessi e con il mondo che ci circonda con maggior gratitudine perché certi di non essere “soli”. Il silenzio è uno “spazio” prezioso che sarebbe bello imparare a conquistare già da piccoli, così da allenare il nostro essere ad aver “bisogno di stare nel silenzio” per ritrovare la gioia dell’esprimere e l’energia per combattere lì dove fatica e sofferenza quotidianamente ci accompagnano.

Paolo qualche anno fa in un dialogo mi raccontava: «L’esperienza della meditazione quotidiana al mattino presto e alla sera mi hanno dato la forza e la resistenza per vincere una fatica interiore che mi faceva sentire triste, senza motivazioni e con scarsa voglia di vivere e di trovare altri sguardi per poter vedere la vita con occhi nuovi. Ero talmente giù che non avevo voglia di parlare con gli altri né di fare altro. Un giorno un’amica mi invitò a provare insieme a fare un rilassamento semplice, accettai. Mi fece chiudere gli occhi e m’invitò a concentrare la mia attenzione sul respiro e sul corpo, niente di più. Da quel momento ogni giorno mi prendevo 5 minuti e svolgevo quell’esercizio. Dopo 10 giorni, mi sentivo meno inquieto, la mia energia incominciava a riattivarsi lentamente, sentivo un leggero battito d’ali dentro di me e il desiderio di continuare a ricercare in me stesso la forza e la costanza di questa esperienza che sentivo donarmi un beneficio concreto».

L’esperienza di Paolo ci aiuta a comprendere che se anche ci troviamo in uno stato di fatica, la preghiera e la meditazione attivano una situazione di benessere interiore. È utile poterla fare da soli o in gruppo.

Giada ha 66 anni. Prima di apprendere e sperimentare la tecnica della meditazione si sentiva molto rigida a livello articolare, il peso degli anni era diventato per lei un problema grave che la portava ad affrontare tutto con estrema pesantezza e rifiuto verso qualsiasi forma di cambiamento. Un giorno la sua terapeuta le propose di guidarla verso questa nuova esperienza e senza pensarci troppo Giada acconsentì. Dopo un paio di volte incominciava ad accogliere con interesse ciò che stava sperimentando e il suo atteggiamento sembrava meno “rigido”. Il rilassamento e l’ascolto del respiro le hanno dato una maggior consapevolezza della propria corporeità, restituendole maggior fiducia e costanza verso la pratica che stava sperimentando. Giada da allora racconta della sua esperienza anche ad altre persone, perché ritiene che un “angolo” adibito al contatto con se stessi possa aiutare a ritrovare pace interiore e benessere.

Cerchiamo di sfruttare questo tempo di “attesa” in modo vantaggioso, non lasciando che questo periodo passi velocemente solo in mezzo al chiasso del consumismo e delle corse quotidiane, ma aggiungiamo un ingrediente fondamentale: il raccoglimento personale.

Un caro saluto ad ognuno e buona meditazione. Se vi fa piacere, scrivete in redazione per condividere la vostra esperienza.


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