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La mano sul timone

a cura della Redazione

«Potrebbe, ma non si applica». Sono le paroline magiche che, proferite da un professore, fanno imbufalire il più mite dei genitori. Se gli dicono che ha una figlia brava e studiosa, se ne esce con orgoglio. Se invece il giudizio è che è uno zuccone, pazienza, se ne fa una ragione e vede se c’è posto alle professionali sperando che almeno con le mani ci sappia fare.

Ma quel chiaro riferimento al vostro scarso impegno, magari accompagnato da un’espressione del tipo «guarda che se è così, è colpa tua» vale poco come consolazione per un buon quoziente intellettivo. Fa solo tanta rabbia. E quando mamma o papà tornano a casa, lo capite subito.

D’altra parte se il vostro impegno a scuola è quello che è, un motivo ci sarà; oppure sarebbe meglio dire che il motivo è proprio il fatto che non c’è un motivo solido e convincente per stare sui libri e darsi da fare. Naturalmente non consideriamo le sfuriate di mamma o le minacce di papà come motivazioni inattaccabili. Così come non lo sono i brutti voti… forse qualcosina di più funziona un buon voto. Ma se è arrivato un po’ per fortuna, un po’ per pietà del professore, non è poi detto che si sia disposti a rinunciare a cose più piacevoli per rimettersi a studiare.

Già, le cose piacevoli: le tante esperienze da provare, gli amici e le amiche con cui divertirsi fino allo sfinimento, i sogni su futuri improbabili eppure così fascinosi, fatti di musica, sfide e pubblico in delirio che scandisce il tuo nome. C’è forse un buon motivo per rinunciare agli incontri e agli amori, alla vita sui social o davanti alla playstation, ai giri in motorino o alle “vasche” in centro? C’è un buon motivo per far fatica, per dedicarsi a cose apparentemente noiose e inutili? Io non lo so. Tu lo sai?

Le motivazioni ognuno se le costruisce e hanno a che fare con quello che uno vuole essere. E badate che non intendo dire la professione o lo stile di vita che avrete, ma cose molto più semplici del tipo: sarai uno che lavora e si mantiene? uno sincero e affidabile? uno o una che sa stare al mondo, conosce e rispetta le regole della convivenza? Non è poi così complicato decidere se vuoi essere così o in altro modo.

Ora, quello che conta è che ogni tua scelta non comprometta quello che tu vuoi essere. Non dico che debba essere coerente sempre: a volte per sperimentare bisogna anche contraddirsi. Ma altra cosa è dare una piega alla propria vita, al proprio modo di usare il tempo e i soldi, di vivere le relazioni, che ti porta da tutt’altra parte, compromettendo la possibilità di essere quello che veramente vuoi. Nessuno s’è rovinato per un brutto voto e neanche per una bocciatura se dentro di sé sapeva cosa voleva essere.