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La luce di Gesù è per tutti

Don Chino Biscontin

Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini senza alcuna differenza e senza alcuna limitazione: messaggio di straordinaria attualità in un tempo carico di muri

“Epifania” significa apparizione, manifestazione. Tracce di una festa della manifestazione del Signore si hanno in Oriente fin dal II secolo, ma è nel IV secolo che vi si diffonde, concentrata soprattutto sul Battesimo di Gesù. Là il Padre rivela il Figlio nato come uomo per salvarci e lo colma dello Spirito Santo: Dio si rivela come Trinità santissima. In quelle acque la Chiesa viene lavata da ogni peccato e si apre per lei la via della salvezza.

In Egitto, nel medesimo periodo, la festa celebrava insieme la nascita di Gesù, l’adorazione dei Magi, il suo Battesimo e le nozze di Cana.

In Occidente nel frattempo era stata fissata per il 25 dicembre la festa del Natale del Signore. La data era stata scelta per svigorire le festività pagane del Sole vittorioso. È Gesù il vero Sole che ci illumina e che feconda la terra. Quando la festa orientale dell’Epifania giunse in occidente, quivi essa mise in risalto soprattutto la manifestazione del Salvatore ai Magi, primizia dei non appartenenti al popolo della prima alleanza, che tuttavia riconoscono in Gesù il loro Signore e ne ottengono salvezza. Ma rimane una traccia anche della complessità orientale in una bellissima antifona della Liturgia delle Ore: «Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo, suo Sposo, accorrono i magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa, alleluia» (Lodi, antifona al Benedictus).

Questa festa, come la celebriamo oggi, offre una corretta interpretazione dell’esistenza, nel piano di Dio, di un “popolo eletto”. L’elezione di un popolo non ha come contropartita il fatto che tutti gli altri sarebbero rigettati, ma, al contrario, afferma che tale elezione è per una missione: quella di diffondere la luce divina su tutta la terra. Così si proclama nella splendida prima Lettura della Messa della festa: «Ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te» (Is 60,1).

E dunque questa festa afferma con vigore che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini, senza alcuna differenza e senza alcuna limitazione: «Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,4-5).

Questo significato dell’Epifania è di straordinaria attualità, in questo nostro tempo di muri e barriere, chiusure nazionalistiche e xenofobia, persino razzismo e disprezzo delle diversità. La stessa storia di questa festa, sopra evocata, prova che proprio il dialogo tra popoli diversi diventa ricchezza comune.

Se la volontà di Dio è la salvezza di tutti gli uomini, il compito missionario della Chiesa è nella sua stessa natura: la Chiesa o è missionaria o tradisce la volontà del suo Signore: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20).

È su questo aspetto essenziale della missione della Chiesa che papa Francesco ritorna in continuazione, parlando di Chiesa in uscita, del compito missionario di ogni cristiano. Scrive, ad esempio, in Evangelii gaudium: «Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano» (EG 23-24).

L’Avvento è caratterizzato, come è ben comprensibile, da una ammirata e grata attenzione a Maria Santissima. Ha saputo comprendere e accogliere la parola della volontà di Dio, è stata pronta a offrire sé stessa in piena collaborazione con lo Spirito Santo, ha ricevuto l’immensa gioia di essere la Madre del Figlio di Dio. Noi guardiamo verso di lei per comprendere la grazia che è fatta a tutti noi.

C’è infatti una terza venuta del Signore, quella che è offerta a ciascuno di noi, ed è la venuta del Figlio di Dio proprio dentro di noi, nella profondità intima della nostra anima. Secondo modalità adatte a ciascuno di noi, siamo chiamati a diventare “madre” di Gesù. Non stupisca questa affermazione che si fonda su parole di Gesù stesso: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre» (cfr Mt 12, 48-50).

E c’è anche una quarta venuta del Signore, quella che si rende visibile quando la comunità dei suoi discepoli è radunata per celebrare l’Eucaristia: essi sono là per essere il “Corpo” di Cristo che anche oggi viene tra gli uomini con mani colme di grazia.