Anno 133 - Ottobre 2021

La cappella di Santa Rosa da Lima

Alfredo Pescante

Ci vuol coraggio a far sparire dalla Basilica la stupenda tela del “Martirio di sant’Agata” (1736), capolavoro di Giambattista Tiepolo! Quando non più di moda, si cambia e non solo perché giudicata dal Selvatico alquanto licenziosa! Oltretutto la Santa catanese, il cui dipinto è con entusiasmo ammirato nel ’700, risulta attuale perché tra i suoi patrocini allinea quelli di proteggere le donne da violenze, da malattie al seno e polmoni e di salvare il nostro pianeta da terremoti ed epidemie.

Forse molti, stretti dal tempo, senza entrare nel museo, bramerebbero estasiarsi a questa pala di notevole rilievo nella produzione del maestro “per la ricca e intensa cromia, giocata su toni chiari e lucenti”. In verità l’affezione dei fedeli al dipinto lo fa tornare in Basilica, fisso a un pilastro, poi per ovvi motivi finisce nel Museo antoniano.

L’altare alla giovin martire del III secolo è già presente in Basilica nel 1326 quando Avezuto di Engenulfo ordina nel testamento di far ardere un cero all’elevazione della Messa nella cappella di Agata, poi di giuspatronato dei Buzzaccarini che nel 1487 innalzano un invidiato sepolcro pensile.

La devozione a lei, una delle sette vergini nel canone della Messa, estesa nel Sud d’Italia, si diffonde pure al Nord (26 chiese a Milano nel XIII secolo). Dura dal 1618 al 1727 il richiamo dei frati perché sette cappelle radiali – tra queste anche quella “del Cristo, (sic!) alias di Sant’Agata, abbandonate, indecenti et inofficiabili” – vengano restaurate intorno al 1740.

Altro nome con l’intervento del mecenate Stefano Breda che la dedica a Santa Rosa da Lima, ricordando così la prima canonizzata del Sud-America (cappella latino-americana) e il nome della consorte. Biagio Biagetti nella parete di fondo dipinge (1914) la bella “Annunciazione peruviana” e altre due scene statiche della santa, riscattandosi poi in sette formelle di terracotta sulla sua vita.

Aurelio Mistruzzi (1924) produce in bronzo l’originale statua di lei col Bimbo in piedi sulla mano sinistra, slanciato ad accarezzarle il capo. Ammirevoli gli otto busti di Sante (del ’300) nel sottarco d’ingresso.

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