Anno 131 - Novembre 2019

La bellezza che il tempo non porta via

don Lino Moscarelli

“La bellezza salverà il mondo”: sebbene questa celebre affermazione del principe Myškin nell’Idiota di Dostoevskij non abbia ad oggi ottenuto un’univoca chiave di interpretazione in merito a cosa davvero l’autore intendesse con il concetto di bellezza, spesso ci ritroviamo a citare questo passo, il più delle volte allo scopo di sottolineare come il bello congenito all’arte non sia fine a se stesso, essendo dotato di un fascino salvifico tutt’altro che illusorio.

L’arte è solo il paradigma delle infinite coniugazioni dell’idea di bellezza in questo mondo. Cos’è, per noi uomini del terzo millennio, quella bellezza che salva? Nel cuore, sede delle scelte che danno forma alla nostra vita, ognuno di noi riserva un posto speciale a ciò che reputa degno dell’attributo “bello”.

Per far sì che la bellezza possa divenire faro nella tempesta, attraendoci verso un porto sicuro, essa deve essere capace di resistere alla prova del tempo. È il tribunale del tempo, infatti, ad emettere la sentenza definitiva sul potere di portarci in salvo che la bellezza può esercitare.

Ed è così che la categoria della bellezza incrocia quella del tempo. Siamo alla ricerca della bellezza autentica, in grado di trasformare il nostro tempo in un “tempo bello”, mentre il tempo stesso, con il suo inesorabile trascorrere, ci garantisce che la bellezza è inequivocabilmente tale se non perisce, anzi fiorisce e matura di giorno in giorno.

Riconoscere la bellezza autentica significa andare oltre la superficiale attrazione e scoprire in cosa convenga investire il nostro tempo, le nostre capacità, le nostre energie. Dobbiamo imparare che, esattamente come per gli antichi greci la bellezza era determinata dalla proporzione di ogni parte rispetto al tutto, anche per noi una vita realmente bella dipende dall’armonia che siamo capaci di conferirle.

Dobbiamo rileggere attentamente le parole di Sant’Agostino, il quale ci ricorda che è l’amore la bellezza dell’anima, per tenere sempre presente che senza questo insostituibile ingrediente, l’amore, difficilmente si può parlare di bellezza negli atti che compiamo. Dobbiamo recuperare, assieme a San Tommaso D’Aquino, il senso del bello che egli dava per smarrito nel suo tempo… La sua riflessione, evidentemente, non voleva essere un’asserzione puramente estetica.

La bellezza è dotata di integrità e di splendore: essa si manifesta chiaramente. Sono i nostri occhi miopi, accecati dalle tante luci artificiali ed ingannevoli, che spesso non riescono a scorgerla. Per questo si rende sempre più urgente educarci a riconoscerla nella nostra vita, perché essa diventi il vero capolavoro di Dio.

Mettiamoci alla scuola dei santi, che si sono lasciati affascinare dalla bellezza di una vita spesa nell’amore. Essi non hanno temuto le contraddizioni che l’amore comporta, ma le hanno rese parte di un tutto armonico, nella consapevolezza che sono i chiaroscuri a dare profondità ad un quadro e senza i chiaroscuri l’artista non ci restituirebbe il gusto bello della verità.

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