Anno 131 - Settembre 2019

Il piede risanato di Leonardo

Alfredo Pescante

“Il piede che percuote il padre e la madre dovrebbe subito essere amputato”. Tale ammonizione di stampo biblico rivolge frate Antonio, dolce ed energico, a Leonardo, un giovane di Padova accusatosi in confessione d’aver colpito la genitrice d’un calcio sì violento da farla cadere a terra.

Il Santo non vuole certo che quel sempliciotto, tornando dai genitori, a causa del rimorso si recida il piede, come fece. Repentino il drammatico evento vola per la città e giunge alle orecchie del Santo che subito si reca dall’infelice: tranquillizzata la madre, congiunge la gamba al piede di Leonardo e, tracciando un segno di croce, «vi passa sopra dolcemente per un poco le sue sacre mani».

Grande e stupendo miracolo, lo definisce la Benignitas, scritta dal 1276. Non “favola” per enfatizzare la potenza di Antonio! Noto in ambiente francescano nel secondo ’200 per un panegirico di fra Alberto da Verona, è fra i più celebri prodigi antoniani, rappresentato per invitare il ricorso al sacramento della Riconciliazione, quasi un lusso per noi cattolici. Era stato già dipinto da Stefano da Ferrara (1350) in quella stessa porzione di muro ove interviene (1525) nella settima campata lo scultore Tullio Lombardo che, in marmo, lo reitera con elevata maestria.

Mamma, papà e parenti gridano, si strappano i capelli non accorgendosi che il Santo, sereno, ha già operato il prodigio: più intatto di prima l’arto destro reciso. Unica a pregare la donna dalla lunga treccia che ha compreso il valore della preghiera, simboleggiata dal grappolo d’uva sollevato con la mano dal nudo piccino.

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