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Dalla parte della speranza

Don Livio Tonello, direttore

Nel cammino della vita capitano incidenti di percorso: malattie, lutti, sofferenze, abbandoni... C’è chi perde il lavoro, chi si separa, chi subisce un’ingiustizia. I limiti personali e le relazioni umane comportano questo. Chi più, chi meno. Di fronte ai sogni infranti e alle aspettative incompiute il rischio di mollare e di arrendersi è sempre in agguato. Non lo è per la maggioranza delle persone che riescono a ripartire, a ritrovare motivazioni, a credere che sia possibile ricominciare. D’altra parte abbiamo una sola possibilità di vita, un sola opportunità: quella che ora ci è data. Per questo sono richieste grinta, motivazioni forti, ideali grandi: nonostante tutto!

L’esperienza di Gesù non è stata molto diversa da quella che ci potrebbe capitare. Rimane solo, alla fine di un cammino intenso nel quale ha accolto, guarito, perdonato, fatto del bene. Nemmeno la compagnia dei suoi: solo la madre e qualche donna. Una vicenda che sembra un fallimento se non consideriamo la risurrezione. L’evento di Pasqua si compie per dare voce al valore della vita che non muore mai. Possono naufragare le migliori intenzioni, svanire i sogni più belli, ma non la ricerca del compimento della propria vita. E questo avviene aprendosi alla speranza anche in mezzo alle più grandi delusioni. Senza gambe o senza braccia è possibile diventare un campione sportivo; per un tetraplegico è possibile insegnare all’università; perdere la famiglia non significa rimanere soli e sconfitti. Quante cose possono cambiare quando si coltiva la speranza e si ricomincia a lottare considerando la propria vita un dono per sé e per gli altri.

Non dimentichiamo che le potenzialità umane sono enormi. Se arricchite dalla fede possono diventarlo ancora di più. Un cristiano trova forza nell’azione dello Spirito. Quello Spirito che ha permesso a Gesù di ritornare alla vita, senza lasciare che violenza e morte avessero l’ultima parola. Solo di fronte alla vicenda pasquale ritroviamo vitalità e certezze per far rifiorire la speranza. Nel Risorto ritroviamo il gusto del vivere, lo slancio per ricominciare dopo ogni caduta, l’energia per sconfiggere rassegnazione e fallimento. Fa tristezza vedere persone che non riescono a gioire di quello che hanno. Hanno tutto e non sono infelici. Sciupano tempo e risorse per inseguire sogni effimeri. Alcuni si rassegnano perché passano gli anni e non concludono nulla, si sentono inutili.

Ci sono patologie dure da sconfiggere, come l’alcolismo, le dipendenze, la depressione, il cancro... Le nomino perché escono dai racconti degli amici dell’Associazione che ne parlano con pudore. Avrebbero desiderato una vita migliore, ma non manca la fiducia a sostenere il cammino. Una illusione? «La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi, la fede e la carità, e non si nota neanche. Quasi invisibile, la piccola sorella sembra condotta per mano dalle due più grandi, ma con il suo cuore di bimba vede ciò che le altre non vedono» (Charles Peguy). E trascina con la sua gioia fresca e innocente la fede e l’amore nel mattino di Pasqua. È lei, quella piccina, che trascina tutto.

Buona Pasqua di risurrezione!