Anno 132 - Gennaio 2020

Caino e Abele

a cura della Redazione

Si sente spesso ripetere lo slogan “Nessuno tocchi Caino”. Nato come nome di un’associazione che si batte, giustamente, contro la pena di morte, è divenuto un manifesto politico contro ogni legge severa in materia di delinquenza e sicurezza. Chissà perché non esiste pure lo slogan “Nessuno tocchi Abele”, dedicato alle tante vittime innocenti della criminalità? Eppure ce ne sarebbe bisogno. Piú del “Nessuno tocchi Caino”!

C.D. (Livorno)

Se mi permette, direi che c’è bisogno di ambedue questi “manifesti” che prima di essere politici devono essere “manifesti di umanità”: nessuno tocchi Caino e nessuno tocchi Abele dovrebbero diventare sempre di più “ciascuno si prenda cura dell’altro”. Nelle Scritture il mistero di Caino e Abele rimanda alla fatica di essere fratelli e di accogliersi nella diversità fino a farsi carico del dramma dell’altro. Non si tratta certo di giustificare né tantomeno di incentivare la violenza, ma è doveroso rendersi conto che ogni forma di violenza è frutto di un disagio e di un malessere che rende Caino simile ad Abele pur trattandosi di una diversa fragilità. In una società sempre più umana è necessario prendersi cura nel modo adeguato di ogni persona dando sempre la precedenza alla vulnerabilità, nella coscienza che ci sono vari tipi di fragilità. Quando il Signore Dio si fa garante della vita di Caino non è certo per disinteresse nei confronti di Abele, ma perché non dimentichiamo che il male va arginato e mai aumentato... per quanto è possibile.

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