Anno 136 - Gennaio 2024Scopri di più

Italiano GEN 2024 S.ANTONIO
Aderisci all'Associazione

Benedetta, la cecità diventa luce

suor Marzia Ceschia

Il 14 settembre 2019, nella cattedrale di Forlì, è stata proclamata beata la giovane laica Benedetta Bianchi Porro. Non casualmente nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Esaltazione della S. Croce: Benedetta infatti ha vissuto particolarmente il mistero della Croce, trovando in esso il senso e la fecondità di un’esistenza che a occhi soltanto umani non può che apparire disgraziata. Seconda dei sei figli di Guido ed Elsa Giammarchi, nasce a Dovadola, in provincia di Forlì, l’8 agosto 1936. A tre mesi si ammala di poliomielite: le rimane una gambina più corta, tanto che da bambina verrà dagli altri soprannominata “la zoppetta”.

Non se la prende, poiché – afferma – “dicono il vero”. È una ragazzina gioiosa, sensibile, amante della vita. A fine novembre 1942 il padre, ingegnere idraulico, ottiene un incarico presso le terme di Sirmione, sul lago di Garda: la famiglia vi si trasferisce e qui Benedetta gode del contatto con le bellezze della natura. Nel 1943, a causa della guerra, i Bianchi Porro si stabiliscono nella loro casa di Forlì. Nel frattempo Benedetta, per la sua intelligenza precoce, può iscriversi direttamente alla terza classe della scuola elementare di Dovadola. La famiglia sperimenta i drammi e le precarietà della guerra: il bombardamento di Forlì nel 1944, l’esperienza di essere sfollati. In questo tempo Benedetta riceve la Comunione e la Cresima e comincia a tenere, su richiesta della madre, un diario. Peggiorano le sue condizioni di salute e deve portare delle pesanti scarpe ortopediche.

Ospite a Brescia dalla signora Ines Rabotti, inizia nel 1946 la prima media risultando – nonostante contragga anche per un tempo la polmonite – la prima della classe. Nel 1947 ritorna a Forlì dove prosegue la scuola media, sempre con risultati brillanti, pur con diversi episodi acuti di dolori agli arti. Nel 1951 inizia la frequenza del liceo classico a Forlì, per poi proseguire a Desenzano nel 1952. Nel 1953 avverte i primi sintomi di sordità progressiva, tuttavia porta a termine con profitto il ciclo liceale e decide di iscriversi alla facoltà di medicina all’Università Statale di Milano. È lei stessa a diagnosticarsi la terribile patologia che la consuma gradualmente: una neurofibromatosi diffusa.

Durante gli anni universitari è sottoposta a diversi interventi: il primo le paralizza una parte del viso ma, nonostante ciò, riesce a superare gli esami di patologia medica e chirurgica; nel 1959 è operata al midollo spinale e rimane completamente paralizzata, perdendo anche gusto, tatto, odorato. Nel corso degli anni universitari Benedetta con determinazione riesce a superare diversi esami. Solo nel 1960 – il sesto anno di Medicina e Chirurgia – rinunzia formalmente agli studi. Nel 1962, quasi completamente cieca, vive il suo primo desiderato pellegrinaggio a Lourdes con lo scopo di chiedere la guarigione. Accanto a lei, davanti alla Grotta, c’è una giovane paralizzata in pianto.

Benedetta la rassicura e la invita alla fiducia. La giovane, pochi istanti dopo, si alza e cammina da sola. Benedetta comprende che Dio ha per lei altri piani e certamente di bene. È totalmente consegnata: «Sono andata a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene». Vive serena, accogliendo visite, dettando lettere, trovando ricchezza da offrire nel suo stato. Il 13 ottobre 1962 fissa sull’agenda il suo ultimo pensiero spirituale che resta pure l’ultimo scritto della sua esistenza terrena: «La fede fa fare prodigi». Muore a 27 anni, il 23 gennaio (giorno scelto per la sua memoria liturgica) 1964, esprimendo come ultimo atto la sua gratitudine. Dal 22 marzo 1969 è sepolta alla Badia di Dovadola. Tutta la sua vita conferma che davvero la fede fa miracoli!