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Un altare per San Giuseppe

Alfredo Pescante

Caro san Giuseppe, sposo di Maria e papà di Gesù, quanta attesa per vederti dedicato un altare nella Basilica! Forse questo ritardo è dovuto alla tua umiltà che, unita a povertà e obbedienza al volere divino, ti fecero degno d’essere scelto custode della verginità di Maria e santo che l’intera cristianità deve imitare e invocare.

Giuseppe, a parere di Sant’Antonio, avrebbe dovuto godere subito d’un altare nel suo tempio, perché esempio cui il cristiano deve conformarsi. Infatti egli afferma di lui nel Sermone della “Festa degli Innocenti”: «Giuseppe, che s’interpreta “crescente”, raffigura il cristiano che, inserito nella chiesa per la fede in Cristo, deve crescere di bene in meglio e portare frutto di vita eterna». Nonostante il papà di Gesù fosse venerato fin dal primo medioevo, è nel XIII secolo che viene legata al mercoledì la celebrazione della Messa in suo onore e nel 1621 la dichiarazione a festa di precetto il 19 marzo.

I francescani ne promuovono la devozione a metà ’300 e dopo duecent’anni ne fan sbocciare la venerazione in Basilica all’interno d’una gotica cappella, in precedenza (dal 1292) occupata da san Giovanni evangelista. L’altare ligneo, di giuspatronato della nobile famiglia Orsato che qui seppellì i suoi defunti, era allora dotato di paramenti, suppellettile sacra e vetri istoriati sull’abside. Molte cappelle absidali cadute in abbandono nel quarto decennio del ’700 tornano a nuova vita con l’erezione di grandi altari in marmo e pale con effigi dei Patroni.

Migliorie anche per la nostra e la dotazione d’un dipinto rappresentante san Giuseppe e altri Eletti, opera di Ferdinando Suman (1850). Nuova rivoluzione nel 1895: altare marmoreo meno invasivo, statua di Giuseppe col Bimbo di Leonardo Liso e affreschi di Ermolao Paoletti che ritraggono ovunque angeli, santi e l’effigie di Giuseppe, unito alla Coppia santa, nella Fuga in Egitto e nel momento della Morte. Accanto a questo rasserenante altare torna la voglia di pregare.