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sant-antonio rivista dicembre 2022
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Tutto inizia con il saluto a Maria

suor Marzia Ceschia

solennita immacolata concezione

Il mese di dicembre, preparandoci alla gioia della celebrazione del Santo Natale, la festa dell’Incarnazione e dell’Amicizia più che mai visibile e tangibile di Dio con l’uomo, ci offre la solennità dell’immacolata Concezione di Maria come sosta di particolare meditazione e predisposizione. Il Vangelo proposto dalla liturgia per l’8 dicembre, la narrazione dell’evento dell’Annunciazione (Lc 1,26-38), contiene il nome che dice la novità di Dio e dell’uomo: se Gesù è l’Emmanuele, il “Dio-con noi”, lo è anche per l’accoglienza di Maria che ha creduto a quanto detto dall’angelo: «Il Signore è con te». In lei che ha fatto spazio, la creatura umana ha assunto una fisionomia inedita.

Da quell’istante la carne di ogni essere umano si fa varco, possibilità di incontro, di toccare Dio, nella misura della propria fiducia, della coerenza di ogni “Amen” pronunciato davanti a Lui. Unico è ciò che accade alla Vergine di Nazareth, ma il “con te” che ha rivoluzionato la sua esistenza ha effetti su ciascuno di noi. Conosco Signore che Tu sei con me? Voglio che Tu sia con me? Amo che Tu sia con me? E, da parte mia, accolgo di essere con Te? Ne va del nostro modo di vedere il mondo, di sentire la responsabilità nei confronti della doglia del creato, di essere autenticamente in sintonia col movimento dell’Incarnazione: Cristo Gesù «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7).

Il “con te” del Signore, garantito a Maria che si fa serva, riverbera nella storia di tutti quelli e quelle che si abbassano per custodire, curare, per far vivere l’altro, sapendo che tutto possiamo vivere con Lui perché l’essere con noi appartiene all’aver Lui stesso assunto, come dice in una bellissima espressione San Francesco d’Assisi nella Lettera a tutti i fedeli, «la vera carne della nostra umanità e fragilità». Uomo in mezzo a noi, «venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), non ha posto barriere per difendere la sua divinità, non ha avuto timore di contaminarsi con le nostre miserie, ma toccandoci e facendosi toccare ci ha aperto la via per diventare anche noi «santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4), per essere anche noi benedetti, come la Madre, perché “spaziosi”, coscienti che c’è un “con” senza il quale non possiamo pensarci.

La solennità dell’Immacolata Concezione, allora, non allontana da noi Maria, non la proietta in un iperuranio che ci fa sentire soltanto drammaticamente le nostre inadeguatezze, ma ci spalanca la prospettiva della fecondità più autentica delle nostre esistenze la quale non dipende anzitutto dai contesti in cui siamo, ma dalla nostra disponibilità a essere con Lui, a vivere secondo i “suoi valori”, rispondendo, come una voce ben intonata, al suo essere con noi. Allora siamo noi stessi benedetti e benedette e diventiamo benedizione. Ci possono aiutare in questa riflessione le parole tratte da un sermone del teologo anglicano Mark Frank (1613-1664): «Davvero la questione cruciale è il Dominus tecum: il fatto che il Signore Cristo sia con [Maria], ciò che la Chiesa commemora in modo particolare in questo giorno.

Il fatto che essa sia “benedetta» e che noi siamo “benedetti”, “grandemente privilegiati” - e ogni uomo e donna lo sono -, tutta la nostra buona sorte, la nostra salute, pace e gioia, tutte le visite angeliche che riceviamo, o le buone notizie, ogni nostra conversazione con il cielo, tutti i nostri titoli e onori in cielo e sulla terra degni di essere nominati, vengono unicamente da ciò. Perché Dominus tecum non può essere pronunciato senza essere accompagnato da tutte queste cose; egli non può venire a noi senza che ne riceviamo grande favore e benedizione. [...] Tecum in spiritu, tecum in carne: egli fu con lei, o lo sarebbe stato di lì a poco, nel suo corpo e nella sua anima, personalmente, essenzialmente, o meglio corporalmente con lei, e da lei prese un corpo – un modo di essere con qualcuno che mai fu udito prima di allora né mai lo sarà in seguito -, un essere con lei al di là di ogni espressione o concetto.

Ed essendo in tal modo con lei il Signore, necessariamente doveva essere con lei anche ogni bene: tutti i modi del suo essere con noi per grazia sono compresi in quel modo del suo essere con lei; così il saluto [dell’angelo] non è affatto eccessivo» (Maria. Testi teologici e spirituali dal I al XX secolo, a cura della Comunità di Bose, Mondadori, Milano 2000, pp. 896-7). Nel saluto rivolto a Maria ci sentiamo interpellati sulle compagnie del nostro cuore: a chi leghiamo il nostro cercare, i nostri bisogni, le nostre domande di senso, la nostra sete di vita? Da chi attendiamo benedizione?