Anno 132 - Aprile 2020Scopri di più

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Povertà ovvero la gioia di condividere

fr. Antonio Ramina

Forse tutti noi ricordiamo il principio fisico dei vasi comunicanti. A scuola, da piccoli, ce ne parlavano. Cercando di esprimerlo in maniera un po’ sbrigativa si potrebbe spiegare così: se un liquido viene versato all’interno di alcuni contenitori tra loro collegati – comunicanti, appunto – si può osservare che tale liquido, in alto, si “livella” lungo una stessa linea di superficie; si distribuisce cioè spontaneamente in modo uniforme. Questo è un fenomeno di carattere fisico.

Ma sant’Antonio sa bene che questo principio potrebbe funzionare anche per quel che riguarda i beni posseduti dalle persone. Ai suoi tempi, come in ogni epoca, il nostro Santo constatava che le ricchezze erano distribuite in modo estremamente ingiusto; e tale ingiustizia era causata dal fatto che molte persone vivevano chiuse in se stesse, separate le une dalle altre: non erano “comunicanti”. Molti erano i canali di comunicazione bloccati; e così anche le ricchezze andavano a ingolfare pochi, a svantaggio di molti. Non si distribuivano in modo equo. Una storia di sempre; anche di oggi, purtroppo. Quest’idea dei vasi comunicanti ci aiuta a comprendere bene come mai a sant’Antonio interessasse molto la povertà.

Non la vedeva semplicemente come una scelta personale. A lui non interessava la povertà come virtù individuale e basta; per il nostro Santo essere poveri era importante come principio relazionale, di comunione. Non solo l’acqua tra vasi comunicanti si distribuisce in modo equo, ma anche le persone tra loro comunicanti condividono le loro risorse secondo giustizia. Questa è povertà, per sant’Antonio: non mancanza di beni, ma comunione tra persone che rinunciano ad accumulare per sé e scoprono la gioia di condividere. Perfino lo Spirito Santo viene descritto come “povero” da sant’Antonio: «lo Spirito del Signore è povero: la grazia dello Spirito Santo è chiamata povera perché dimora spiritualmente con i poveri; e con i semplici è la sua conversazione» (VII dopo Pentecoste, 5).

Sembra quasi una condizione fondamentale per entrare in rapporto con Dio: il Signore ha bisogno di persone che riconoscano la loro povertà, il loro bisogno di salvezza. Chi è troppo ricco da essere chiuso in se stesso, al punto da non avere nemmeno occhi per gli altri, è come impedito ad accogliere il Signore. È come se il suo cuore fosse troppo intasato di cose per aprirsi a una relazione con Dio. Eppure sant’Antonio avverte che nessun cuore pieno di sé potrà mai gustare la dolcezza della vita, la bellezza di comunicare con gli altri; anzi, chi è concentrato solo ad accumulare, abita nel non-senso e va incontro alla morte: «I pensieri dei ricchi di questo mondo sono: custodire le cose conquistate e sudare nel conquistarne altre; e perciò raramente o mai si trova in essi la vera contrizione; essi la disdegnano perché fissano l’animo nelle cose transitorie.

Infatti mentre perseguono con tanto ardore il piacere delle cose temporali, dimenticano la vita dell’anima, che è la contrizione, e così vanno incontro alla morte» (Mercoledì delle Ceneri, 8). Vorrei richiamare un’altra bella immagine simbolica con cui il Santo, commentando le parole del profeta Isaia – «Farò di diaspro i tuoi baluardi e le tue porte saranno di pietre scolpite» (Is 54,12) – descrive le fortificazioni della Città santa. Scrive sant’Antonio: «Il diaspro è una pietra color verde e si dice che scacci i sogni stravaganti; questa pietra è simbolo della povertà che mantiene l’uomo nel vigore della fede e mette in fuga i sogni stravaganti, cioè la brama delle ricchezze, che poi sono destinate a deludere l’uomo» (XIV dopo Pentecoste, 4).

La povertà è descritta come via sicura che scaccia la tentazione di lasciarsi intrappolare dalla bramosia di possesso, la quale, anziché accontentare l’uomo, lo lascia con l’amaro in bocca. Che il Signore aiuti anche noi – con il «diaspro verde speranza» della fiducia in Lui – a tenerci lontano dal «sogno stravagante» dell’accumulo cieco di ricchezze e ci apra alla gioia della condivisione.