Anno 133 - Febbraio 2021

Ogni preghiera giunge a buon fine?

a cura della Redazione

In questi mesi ho avuto notizia di amici e conoscenti colpiti dal virus. Confesso che ciò ha creato in me molta preoccupazione e ansia. Tutti sono guariti senza conseguenze, tranne un nostro caro amico, instancabile trascinatore nelle attività della nostra piccola associazione a sostegno di alcuni ragazzi diversamente abili. Nei pochi giorni in cui si è protratta la malattia, tra amici ci siamo accordati per una preghiera continua e corale per la sua guarigione, ma ciò non ha evitato il triste epilogo. In quegli stessi giorni ho ascoltato in tv la testimonianza di una persona guarita dal Covid, che ringraziava quanti l’hanno sostenuta con la preghiera, considerata la sua vera medicina. Ho avuto in me un pensiero cattivo che ho subito cancellato: le nostre preghiere sono state forse meno valide e meno apprezzate?

L.T. (Parma)

Assolutamente no! La preghiera non è, per così dire, “validata” dal suo esaudimento, ma da ciò che crea nel nostro cuore come capacità di amare e di accettare. Altrimenti non sarebbe più preghiera, ma magia. Quando preghiamo per qualcuno o per qualcosa certamente desideriamo che le cose vadano in un certo modo. Al contempo, la preghiera ci fa maturare nella capacità di accettare che le cose vadano anche diversamente senza perdere la speranza che tutto si compia secondo un disegno d’amore. La morte è una forma di compimento che, naturalmente, non ci esime dal sentire il dolore della perdita. Eppure, questo non avviene perché non abbiamo pregato abbastanza o abbastanza bene. La preghiera ci permette di mantenere il legame di comunione persino con quanti già ci hanno preceduto nella vita eterna. Quindi la preghiera continua, come continua l’amore per le persone con cui abbiamo condiviso un pezzo di cammino di vita.

Archivio giornaleLeggi tutto