Anno 134 - Aprile 2022

Noi e la figlia di Vlade

Gabriele Pedrina

Vorrei tanto che la figlia di Vlade, adesso che voi state leggendo, fosse finalmente tornata a giocare all’aperto. Probabilmente l’avrete vista anche voi al Tg1 delle 20, venerdì 26 febbraio, mentre il televisore se ne stava sempre acceso sulla guerra in Ucraina e magari voi eravate intenti a chattare con qualcuno aspettando che mamma preparasse cena.

Anch’io stavo mangiando ed ero ormai prossimo ad assuefarmi di fronte al loop continuo delle stesse immagini e delle stesse parole fintanto che non la vidi, nel buio di una cantina, lei e le sue lacrime, e sentii quella sua voce mista di dolore e paura che diceva: «Non voglio morire. Voglio che tutto questo finisca presto».

Erano le parole di una bambina che scopre cos’è la guerra e cos’è il terrore. Scopre che il terrore non è come quando vede un brutto film alla tivù, e la guerra non è come quella che si gioca con i pupazzetti dei Teen Titans. È tutto tanto peggio... (continua)


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