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Mi racconti di frate Antonio?

a cura della Redazione

Sant’Antonio di Padova è una delle figure più care alla devozione popolare. Se vivesse ai nostri giorni avrebbe certamente la sua pagina facebook o twitter seguita da milioni e milioni di followers e con moltissimi “mi piace”! Moltissimi ... ma non tutti, perché il suo modo di fare piaceva molto ai poveri e ai semplici: molto meno ai ricchi e ai potenti, che tuttavia lo temevano!
Nasce a Lisbona nell’estate del 1195 (forse il 15 agosto) da una famiglia nobile: il suo vero nome è Fernando di Buglione, e per lui i genitori sognano una carriera da cavaliere. Anche Antonio ama sognare in grande e, dopo essere entrato in monastero agostiniano per diventare “grande” nello studio della Parola di Dio, nell’estate del 1220 (a 25 anni) freme dalla passione quando vede giungere in città le spoglie dei primi cinque martiri francescani decapitati in Marocco dove erano andati a predicare.
“Contagiato” dalla loro vicenda, abbraccia l’abito francescano sognando di partire per l’Africa come missionario.

Ma il suo desiderio non si realizza perché bloccato prima da una febbre malarica e dopo da una tempesta che
spinge la nave in terra siciliana (aprile 1221). Dopo aver recuperato le forze, Antonio è presente al grande raduno dei frati francescani detto “Capitolo delle Stuoie” durante il quale ha modo di incontrare san Francesco.

Nell’ascoltare e nel vivere la Parola, Antonio trova la sorgente della vera gioia e sogna di comunicarla e diffonderla ad ogni uomo. Per svolgere questo compito, è costretto a lunghe peregrinazioni a piedi nelle città del nord (giunge pure in Francia). Tra le tante visitate predilige Padova e, anche se non vi trascorre in totale piú di un anno e mezzo, questa diventa la sua città d’adozione. Qui predica richiamando grandi folle di fedeli, si schiera senza esitazione dalla parte dei deboli e dei poveri, condanna ferocemente l’usura. Non teme neppure di incontrare il feroce Ezzelino da Romano, anche se le sue richieste di clemenza a favore dei prigionieri risultano vane. Sa catturare il fedele anche con originali intuizioni e prodigi: come quando i pesci accorrono ad ascoltarlo, a differenza di un gruppo di uomini indaffarati; oppure quando dinanzi all’Eucaristia ammansisce una mula affamata; o quando dimostra che il cuore di un avaro era effettivamente attaccato ai soldi più che agli affetti!

Nel maggio 1231 Antonio sente venir meno le forze, a seguito della malattia (il suo corpo si appesantisce di liquido) e delle fatiche affrontate. Si ritira in riposo a Camposampiero (a circa 20 km da Padova) ospite dell’amico Tiso. Venerdí 13 giugno ordina ai frati di essere portato a Padova. Posto su un carro trainato da buoi, Antonio muore alla periferia della Città, all’Arcella, dopo avere serenamente esclamato: «Vedo il mio Signore!». Per i tanti prodigi a lui attribuiti subito dopo la morte, il 30 maggio dell’anno seguente Papa Gregorio IX lo dichiara Santo.