Anno 132 - Settembre 2020Scopri di più

Aderisci all'Associazione

La fede non guarda al colore

a cura della Redazione

Per settimane abbiamo visto in tv e nei giornali le immagini dell’accesa protesta contro il razzismo denominata “Black lives matter”, scoppiata negli Usa e poi nel mondo intero a seguito della morte violenta di George Floyd, fermato brutalmente dai poliziotti. In tali occasioni non ho sentito associazioni, movimenti o personalità della Chiesa organizzare marce, manifestazioni o convegni per esternare la condanna del razzismo, ma personalmente non ne ho sentito il bisogno. E dico questo perché secondo me bisogna riconoscere alla Chiesa che da sempre il suo messaggio e la sua testimonianza sono in favore dell’inclusione e del rispetto verso le persone di ogni colore della pelle e verso ogni popolo. Certamente in passato la Chiesa non è stata esente da errori a tal riguardo, basti accennare al periodo dei “conquistadores”, ma anche allora, quando l’uomo europeo doveva ancora maturare una mentalità di rispetto verso il “nuovo mondo”, mi pare che la Chiesa abbia sempre cercato di promuovere l’integrazione e lo sviluppo di ogni persona. Le sembra condivisibile questa mia opinione?

M.N. (Cremona)

Carissima, penso di poter condividere la sua opinione riguardo alla tendenza abituale della Chiesa a privilegiare l’integrazione tra razze, culture e ceti sociali. Il messaggio del Vangelo si può riassumere in una parola: fraternità! Sin dalle prime ore della vita della Chiesa da una parte è stato chiaro il desiderio e lo slancio verso una integrazione radicale per evitare ogni discriminazione, dall’altra non è mai mancata la fatica ad accettare tutte le conseguenze di quella libertà e responsabilità cui è chiamato ogni discepolo. Sì, la Chiesa è stata capace lungo i secoli di conservare e trasmettere il Vangelo nella sua purezza, nondimeno non raramente non è stata all’altezza delle esigenze del Vangelo per una serie di fragilità e per la tentazione, sempre in agguato, di lasciarsi contaminare dalla mondanità. Attualmente la sfida è quella di sempre: accogliere il Vangelo e saper pagare il prezzo del Vangelo! Da questo punto di vista, come lei dice, non è stato necessario organizzare ulteriori manifestazioni in occasione della morte violenta di George Floyd perché era evidente che nessun discepolo di Cristo poteva restare insensibile davanti a un gesto così disumano. Pertanto non ci resta che ricominciare ogni giorno per essere autenticamente fedeli a Dio e chiaramente fratelli di tutti e per tutti.