Anno 133 - Luglio-Agosto 2021

La cappella di Santo Stefano

Alfredo Pescante

Un fiume di luce al mattino, penetrando dalla monofora, colpisce la cappella di Santo Stefano e accarezzando i dipinti impegna il fulgore sul cavallo imbizzarrito di san Paolo. La luce corre sulle pareti fino a illuminare il Santo in gloria. Sesto oratorio nell’ambulacro della Basilica, accompagna fedeli e visitatori nel percorso dedicato alle Anime in Cielo più vicine alla Trinità.

Fu già di Sant’Anastasia, fiore e martire (IV secolo) di Serbia, il cui nome significa “risurrezione” e lega ad Aquileia dal 1294, quando il patriarca Raimondo concede un’indulgenza a chi visiterà, pregherà e farà elemosina in detta cappella. Prima del 1361 la dedicazione va a San Ludovico d’Angiò (canonizzato nel 1317) allorché Giacomo Salghieri, giuspatrono della cappella e munifico per i dipinti della Basilica nel 1350, dona calice e patena per “celebrar Messa al Beato Ludovico”.

Santo francescano le cui effigi, perfino di Donatello, popolano il tempio a invocare grazie. Fra Bartolomeo da Pisa (1338-1401) afferma: «In questo luogo ora il nostro san Ludovico rifulge di grandissimi miracoli». Nel 1460 lo spazio è ceduto a Giannantonio da Lio che erige il sepolcro di famiglia e gli eredi si fan carico del nuovo altare scolpito da Antonio Fasolato nel 1738.

Pietro Antonio Rotari (1741) l’illustra con la pala “Elemosina di san Ludovico da Tolosa”, di gusto neo-veronesiano, lodata allora, dispregiata nell’800, oggi nel Museo antoniano. Dopo la celebrazione del sesto centenario della morte di Ludovico (1897), la cappella migra a Santo Stefano su richiesta del padovano Stefano Breda che ne sponsorizza decorazione e dipinti.

Questi, affidati a Lodovico Seitz (1844-1908), occupano il cielo e parte della cappella. Biagio Biagetti (1877-1948) subentra e ultima a quattro mani “un vero gioiello d’arte sacra”. Opera di Lodovico Pogliaghi, la statua del Protomartire assieme alle meraviglie degli episodi della vita sua e di Paolo, alle effigi di Santi e personaggi biblici, pur quelli quattrocenteschi del sottarco d’ingresso, invita ad ascoltare Seitz: «Intendo che i fedeli, che il popolo cristiano dinanzi alle mie pitture possano inginocchiarsi e pregare!».

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