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La cappella di Santo Stefano

Alfredo Pescante

Un fiume di luce al mattino, penetrando dalla monofora, colpisce la cappella di Santo Stefano e accarezzando i dipinti impegna il fulgore sul cavallo imbizzarrito di san Paolo. La luce corre sulle pareti fino a illuminare il Santo in gloria. Sesto oratorio nell’ambulacro della Basilica, accompagna fedeli e visitatori nel percorso dedicato alle Anime in Cielo più vicine alla Trinità. Fu già di Sant’Anastasia, fiore e martire (IV secolo) di Serbia, il cui nome significa “risurrezione” e lega ad Aquileia dal 1294, quando il patriarca Raimondo concede un’indulgenza a chi visiterà, pregherà e farà elemosina in detta cappella. Prima del 1361 la dedicazione va a San Ludovico d’Angiò (canonizzato nel 1317) allorché Giacomo Salghieri, giuspatrono della cappella e munifico per i dipinti della Basilica nel 1350, dona calice e patena per “celebrar Messa al Beato Ludovico”. Santo francescano le cui effigi, perfino di Donatello, popolano il tempio a invocare grazie. Fra Bartolomeo da Pisa (1338-1401) afferma: «In questo luogo ora il nostro san Ludovico rifulge di grandissimi miracoli». Nel 1460 lo spazio è ceduto a Giannantonio da Lio che erige il sepolcro di famiglia e gli eredi si fan carico del nuovo altare scolpito da Antonio Fasolato nel 1738. Pietro…

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