Anno 132 - Giugno 2020

Hotel con piscina?

Alberto Amadio

E' arrivato Giugno. L’anno scorso, in questo periodo, le strutture alberghiere già avevano esaurito le prenotazioni per la villeggiatura estiva. Ora, nella situazione drammatica in cui ci troviamo, difficilmente potremo partire per le ferie. Ma... potremo... chi? Molte famiglie, per ragioni economiche, impegni di lavoro, cura di figli piccoli o di parenti anziani, le vacanze non se le sono mai potute permettere. Quest’anno, poi, i “poveri sfortunati vacanzieri” che saranno costretti a restare a casa, dovrebbero ringraziare il Signore di non far parte di quelle migliaia di persone che in questi mesi hanno perso la vita.

Fra le tante devastazioni, questo virus ci ha imposto un’insperata uguaglianza sociale, non ha risparmiato sacrifici e restrizioni a nessuno, sia esso ministro o umile impiegato. Le nostre riviere offrono ai clienti un’ampia scelta di hotels con annesse piscine: dalle più semplici e graziose a quelle eleganti, ornate da prati, ombreggiate da palme e pini marittimi. Eppure, proprio di fronte ad esse, si trova una vasta spiaggia con ombrelloni multicolori, una distesa infinita d’acqua e di onde tremolanti, luccicanti al sole, che invitano ad immergersi sereni, una spaziosa battigia, su cui passeggiare, quasi fosse la via principale di un centro urbano.

Di solito è chi resta in città che frequenta le piscine comunali del proprio quartiere, mentre chi si trova in una residenza marina non l’ha scelta per nuotare in una vasca artificiale, bensì per tonificare il proprio corpo grazie ai bagni in mare, alle camminate sulla riva, alla brezza e al vento ricchi di iodio. Vent’anni fa, nel luglio 1989, sulla costa adriatica si verificò il fenomeno della mucillagine: un’infinita coltre gelatinosa di alghe, che ricoprì le acque del litorale dal Veneto alla Puglia. Fu proclamato lo stato d’emergenza - si era in piena stagione turistica - il Governo si riunì in seduta straordinaria, si capì che la responsabilità era nostra, dei veleni riversati lungo il corso del fiume Po.

Da allora in poi sui fustini dei detersivi comparve la “parolina magica” senza fosfati. Oggi quella scritta non si vede più, e la salute dei nostri mari non è certo migliorata. Si è trovata la soluzione: invogliare i turisti ad andare al mare, senza bisogno di entrare in mare! Ecco, dunque, il proliferare di alberghi con piscina e di locali notturni per i giovani. Ciò equivale a curare i sintomi, non le cause di una malattia. Se a qualcuno spuntano dei brufoli sulla pelle in conseguenza di una cattiva digestione, non serve applicarvi una pomata, ma, piuttosto, assumere un farmaco benefico per l’apparato digerente. È bene arrestare uno spacciatore, o un malintenzionato che danneggia gli utenti di Internet, tuttavia sarebbe più urgente domandarci: «Perché alcuni ragazzi avvertono la necessità della droga, o di stare ore e ore online?

Che cosa manca nel profondo del loro cuore? In che modo potremmo aiutarli?». Sono state certamente indispensabili le misure precauzionali adottate contro il terribile Coronavirus, ma probabilmente questo nemico ci ha assaliti per colpa di uno squilibrio provocato dall’uomo nell’ordine che governa l’esistenza del nostro pianeta: decenni di deforestazione, inquinamento, emissioni gassose... Nell’ode La salubrità dell’aria, Giuseppe Parini (1729-1799) contrappone il clima mite, i cieli tersi, la dolcezza del paesaggio della Brianza natìa, alla grande Milano, che godeva anch’essa di un ambiente salubre e ameno, rovinato poi dalla brama di guadagno e dall’egoismo di avidi speculatori. Al tempo del poeta, in Italia non v’erano ancora industrie e autoveicoli.

Chissà che direbbe egli oggi! Invece Marcovaldo, l’“eroe alla rovescia” di Italo Calvino (1923-1985), vive nell’era industriale e cerca con minuziosa attenzione anche la più piccola traccia della natura in mezzo alla città, ma ogni volta rimane deluso. Francesco è il nome del primo Santo e del primo Papa della storia, che hanno avuto a cuore il Creato e le sue meraviglie. Li imiteremo?

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