Anno 132 - Giugno 2020Scopri di più

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Antonio e il Vangelo

Alfredo Pescante

Sull’Altare maggiore la statua di sant’Antonio, dal viso giovanile “fermo ed energico, teso alla proposta risoluta della Parola di Dio nella società”, offre la destra alla Madonna che regge il Bimbo, mostrandolo ai fedeli. Lo sguardo fisso di lui è rivolto a loro che, proponendo il mistero della nascita divina, attuano la redenzione umana, prodigio che quotidianamente avviene sulla mensa dell’altare durante la celebrazione della santa Messa. Le lunghe affusolate mani del Santo trattengono, sul fianco sinistro, il libro dei “Sermoni”, “quasi con noncuranza, in quanto oggetto di francescana ubbidienza, non già di fama e gloria terrene”. Umilmente, sembra non desideri evidenziare le sue apprezzate sollecitazioni cristiane proclamate ai fedeli durante le liturgie dell’anno. Gli avrebbero meritato (1946) il titolo di “Dottore della Chiesa”! Questa l’essenziale iconografia del Taumaturgo suggerita dai frati a Donatello che, realizzandola (1448-50), non s’è perso in ulteriori attributi di santità a distrarre i fedeli dal messaggio di Gesù e Maria. Manca tra le sue braccia, infatti, l’affettuoso Bimbo perché tale soluzione non risulta codificata nell’iconografica dell’epoca. Quel giglio poi, infilato sul libro, benché già presente a Padova a fine ’300 è un’aggiunta (1755) del veneziano Michelangelo Venier. Ai committenti premeva che il Fiorentino presentasse di…

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