Anno 134 - Aprile 2022

Donne protagoniste con Giotto

Alfredo Pescante

A Padova potrebbero esistere altri dipinti di Giotto. Interventi e ricerche da più d’un ventennio coinvolgenti la Basilica e i frati, l’Università patavina e studiosi di valore han portato periodiche novità, rafforzando l’appellativo di “urbs picta” attribuito alla città. Molti si pregiano d’aver individuato l’opera del Fiorentino nel sottarco d’ingresso della “cappella delle Benedizioni” dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, diciottenne martire egiziana di rara bellezza, patrona degli studenti dell’Università di Padova.

Riccobaldo Ferrarese, nel 1313, per primo afferma: «Giotto è esimio pittore testimoniato dalle sue opere nelle chiese dei Minori di Assisi, Rimini, Padova». Asserzione valida per dargli la paternità dell’intervento nella Cappella cateriniana senza scomodare altri storici. È semmai da riconoscere alla prof.ssa Francesca D’Arcais, dal 1968, un risveglio d’interesse per i dipinti giotteschi in Basilica. La duecentesca cappella visse traversìe.

Le ultime: gli scialbi del 1734, l’intervento di Giuseppe Cherubini (1923-1925) che rispettò Giotto nonostante lo spazio sacro prendesse il nome anche di Sant’Angela Merici, e con Pietro Annigoni (1981-1982) che ne oscurò il fondale col grande Crocifisso e le pareti con due tele d’episodi antoniani. Lo storico dell’arte Salvatore Settis indica in Giacomo Guazzini colui che «ha trovato le prove conclusive che di cappella degli Scrovegni a Padova ce n’è un’altra» nell’antoniana Basilica.

Come? Rinvenendo lo stemma della famiglia Scrovegni, la nota scrofa azzurra, deducendo che la cappella è antecedente la chiesa dell’Arena ove Giotto dipinse due anni dopo. Poi? A Padova il pittore fu chiamato dai frati. Enrico Scrovegni ne approfittò ordinando un ciclo di affreschi di cui rimangono i busti di otto sante martiri, inno alle donne cristiane, cui fa sfondo una delicata Annunciazione, immagini di qualità e affini col Giotto degli Scrovegni. E ancora?

Grazie a foto di un secolo fa, Guazzini ha ricostruito l’assetto decorativo della cappella: finte architetture di marmo a illusionismo prospettico, replicate all’Arena. Il recente restauro, illustrato dal Delegato Pontificio mons. Fabio Dal Cin anche a papa Francesco, è risultato ottimo.

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