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sant-antonio rivista dicembre 2022
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Chi ci riscalderà?

Don Livio Tonello, direttore

sant antonio natale

In nessuno dei due racconti che narrano la nascita di Gesù si dice che si trovava al gelo e al freddo come recitano le strofe dei canti natalizi. Il fatto che celebriamo la sua nascita nel tempo invernale ci fa pensare a un ambiente gelido anche per Lui. Non è così immotivato associare quest’anno l’immaginario tradizionale con la situazione che stiamo vivendo.

La crisi energetica sta mettendo alla prova le nazioni europee, incluso il nostro paese. Limitazioni e vincoli all’utilizzo dell’energia sono qualcosa di inedito per la maggior parte delle persone e delle famiglie. I costi lievitati inducono a rinunce non preventivate. Anche molte delle nostre chiese rimangono senza quel tepore che aiuta a pregare.

Forse gli anziani, maggioranza numerica tra coloro che ancora frequentano le liturgie e le attività, nonostante l’età e gli acciacchi, risentono meno della situazione, avendo vissuto nell’infanzia condizioni simili. Ma più che le membra è l’animo che sembra risentire delle ristrettezze socio-economiche. Un velo di tristezza che diventa scoraggiamento aleggia tra noi. Quei pensieri che riscaldano il cuore e tengono accesa la speranza sembrano dissolversi sotto l’incalzare della crisi. Chi ci riscalderà il cuore?

Non ci preoccupano solo i costi energetici ma anche la fiducia che viene meno. La vicenda pandemica, non ancora del tutto alle spalle, ha solo attivato angosce, amarezze e lacerazioni affettive che continuano a infiltrarsi negli animi. Il tempo dell’incertezza continua. Ma è nei momenti di difficoltà che bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo, che bisogna guardare avanti... E dove trovare la forza per fare questo ancora una volta? La precarietà che circonda la nascita di Gesù ci richiama a un esercizio di intraprendenza e di coraggio.

Andare oltre, avere fiducia, non perdere la speranza! Dobbiamo lasciarci riscaldare il cuore da questo Dio che è venuto tra noi per condividere la nostra realtà. E lo ha fatto partendo proprio dalla precarietà, dal limite, dalla provvisorietà. Sarà solo il calore che la sua presenza promana a produrre benefici duraturi nel nostro animo. Senza Cristo non c’è Natale. Senza la sua presenza non ci sono aspettative. Senza la sua nascita non c’è futuro. Ogni disagio e ogni problematica portano con sé un briciolo di speranza.

Solo chi lascia la sicurezza dell’albergo trova la grotta di Betlemme. Solo chi si immerge nella precarietà di un ricovero per animali vede la luce del divino. Solo chi non si lascia irretire dalle difficoltà trova l’inizio di qualcosa di nuovo. Solo chi non teme il freddo di una chiesa potrà scaldarsi alla fiamma dell’amore di Dio che anche quest’anno la liturgia ravviva. Sotto la cenere della delusione e delle ristrettezze rimangono le braci che attendono di essere ravvivate dal soffio dello Spirito.

Fare Natale è riaccendere ciò che sembra spento e lasciarsi rinvigorire dalla potenza di Dio. Anche un riparo di fortuna o una soluzione di emergenza possono diventare luoghi della manifestazione divina che si fa incontro a una umanità oltremodo smarrita e bisognosa di energia nuova.
Buon Natale!