Anno 133 - Febbraio 2021

Beati i miti... o i remissivi?

a cura della Redazione

È venuta a mancare da poco la mia cara nonna. Da lei ho sempre sentito il consiglio di portare pazienza di fronte a qualche cosa che non mi piaceva, fosse anche una palese ingiustizia subìta o gesti gratuiti di cattiveria e di antipatia. Era solita ripetermi, come una litania, le frasi evangeliche: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» oppure «la carità è paziente, non si adira, tutto sopporta». Ma frasi come queste non insegnano forse ai cristiani a essere passivi? Oppure a vedere le cose e non dire niente per evitare di mettere in moto discussioni?

G.F. (Lodi)

Il Signore non ci chiede certo di essere passivi né, tantomeno, di esser remissivi. Ci chiede però di essere miti e umili. Ciò significa dire anche le cose più esigenti senza durezza e con una sorta di consapevolezza di non conoscere tutto il mistero dell’altro. Come ha ricordato recentemente papa Francesco facendo gli auguri di Natale alla Curia Romana, dobbiamo sempre stare attenti a non confondere la necessaria crisi, intesa come atteggiamento critico in vista di un miglioramento personale e sociale, con una conflittualità che rischia di minare la fiducia reciproca, il rispetto e la carità. Immagino che la sua cara nonna non fosse certo una donna passiva o timorosa, ma una donna capace di prendere posizioni nella forza del Vangelo con rigore, ma senza rigidità; con decisione, ma senza amarezza. È un cammino impegnativo, ma ne vale la pena.

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