Anno 132 - Giugno 2020

Abitudini rassicuranti o viaggi avventurosi?

Gabriele Pedrina

Se potessi ricordarmi i miei primi mesi di vita, sono convinto che la mia autostima schizzerebbe alle stelle. Certo, non un ricordo vago come quelli dell’infanzia. Piuttosto come il ricordo delle prime volte, quelle importanti e che ti lasciano dentro un’emozione indelebile. Voi ragazzi, magari, pensate che state attraversando adesso la grande stagione delle “prime volte”, dei giorni memorabili... Ma va là! Voi non avete idea di cosa siano stati quei giorni. Iniziamo dalla nascita. Nove mesi nella comfort zone migliore che abbiate mai avuto: nessun problema, al sicuro, nulla da dover fare, accarezzati da piacevoli vibrazioni e soddisfatti in tutti i bisogni. Poi di punto in bianco a forza di urla e spintoni venite buttati fuori. Fine della festa.

Di colpo siete investiti da una serie di sensazioni nuove che, in altre età, vi lascerebbero “svarionati”: caldo, freddo, l’aria nei polmoni, la luce vivida, i suoni non più ovattati, ma brillanti... come la voce di certe zie. E non parliamo delle mani che incominciano a palpeggiare, l’acqua addosso, le forbici! che già tagliano via una parte di voi. Fame, sete, sonno che prima neanche sapevate cos’erano. Siete ancora convinti che il cambio di scuola o la “reclusione” in casa nei mesi del coronavirus sia stata la peggior perdita della comfort zone?


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