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Per un’economia dal volto umano

suor Marzia Ceschia

Nel fitto calendario degli eventi giubilari del mese di maggio scegliamo di fissare l’attenzione sul Giubileo dei lavoratori, che si tiene nei giorni 1-4 maggio 2025. La testimonianza cui facciamo riferimento in questo contesto è quella del beato Giuseppe Toniolo (1845-1918).

Nasce a Treviso in una famiglia della buona borghesia veneta: la madre è una veneziana di origine armena e da lei Giuseppe è educato alla devozione, mentre dal padre ingegnere apprende vivi sentimenti patriottici. Laureatosi in giurisprudenza presso l’Università di Padova nel 1867, da subito intraprende una brillante carriera universitaria: nel 1868 è assistente universitario, nel 1873 consegue la libera docenza in Economia politica e, dopo diverse esperienze di insegnamento, è chiamato come docente all’Università di Modena e Reggio Emilia e diventa ordinario a Pisa per la cattedra di Economia politica che ricopre dal 1883 fino alla morte. Nel 1878 si sposa con Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli.

È una figura particolarmente significativa del laicato cattolico e il suo contributo intercetta le difficoltà politiche e sociali italiane dopo la presa di Roma del 1870, in un clima di diffuso razionalismo anticlericale. Toniolo è convinto che la fede cristiana debba concretizzarsi in una cultura, in un pensiero, in un’azione capaci di trasformare la società. In questo senso raccoglie le provocazioni che vengono dall’emergere del socialismo e del marxismo. Egli si inserisce nel filone della cosiddetta “economia civile”, secondo la quale l’attività economica deve essere concepita a servizio della società e non prioritariamente orientata al profitto.

Lasciandosi ispirare anche dalle sollecitazioni della Rerum Novarum (15 maggio 1891), Toniolo è artefice di molte iniziative tra le quali la prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (1907). Tra i suoi interessi sono le problematiche legate alla divisione del lavoro e alla distribuzione della ricchezza ed è uno dei primi a parlare di “spirito capitalistico” proponendo a esso dei correttivi, in particolare la riformulazione del contratto di lavoro sulla base di una nuova concezione del lavoratore nell’ottica della sua diretta partecipazione alla gestione dell’impresa. Il modello che Toniolo propone è quello della corporazione medievale in cui i datori di lavoro e i lavoratori sono uniti in un’unica struttura dove confrontarsi e risolvere le criticità. Questa forma di corporativismo cattolico non ha il successo che ha invece una organizzazione più piccola e pratica, quella delle casse rurali e delle istituzioni di mutuo soccorso.

All’idea di lotta di classe Toniolo sostituisce quella di cooperazione impegnandosi nella creazione di società operaie, occupandosi anche del riposo festivo, della limitazione delle ore lavorative e della tutela del lavoro femminile e minorile. Anticipatore del concetto di sussidiarietà, sottesa al suo pensiero economico è l’idea che la dimensione religiosa possa avere una ricaduta importante sulle attività economiche tutelandole da uno degli aspetti più critici che egli vede nel liberismo: la frammentazione di una società fatta di individui isolati e animata dalla legge del più forte.

Nell’omelia di beatificazione, il 29 aprile 2012, papa Benedetto XVI ne sintetizzava in questi termini il contributo: «Con questa fedeltà mise a servizio del Movimento Cattolico, che egli voleva articolato ma unito, la sua altissima competenza di economista e di sociologo. La Società della Gioventù Cattolica, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana, la Fuci, l’Opera dei Congressi, l’Unione Cattolica per gli Studi sociali, l’Unione popolare, l’avvio delle Settimane Sociali ebbero in lui un eccellente ideatore, animatore, coordinatore di progetti culturali, sociali, politici cristianamente ispirati e di innovative strutture cattoliche pubbliche, come l’Università del Sacro Cuore. Il prof. Toniolo, pertanto, si presenta a noi come un italiano che ha amato e servito la Chiesa e l’Italia, da cristiano e cittadino esemplare: è questa la vera laicità».