Anno 134 - Luglio-Agosto 2022

Oggi voglio portarvi in Paradiso!

suor Marzia Ceschia

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In piena estate, quando il relax vacanziero forse ci dà qualche opportunità in più, se lo vogliamo, di stare a contatto con la nostra interiorità in maniera più calma e meno oppressa dalle scadenze, dal piccolo scrigno che è la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli si sprigiona l’appello alla festa della riconciliazione.

Quale pace più grande possiamo sperare? Il 2 agosto ad Assisi (e ovunque, per tutti i francescani) si celebra il cosiddetto “Perdon d’Assisi”: l’indulgenza plenaria che può essere ottenuta in tutte le chiese parrocchiali e francescane dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 e tutti i giorni dell’anno visitando la Chiesa della Porziuncola, cuore dell’esperienza di San Francesco e di tutti quelli che si ispirano alla sua via evangelica.

È un’indulgenza che introduce una novità, come ha spiegato papa Benedetto XVI: «Al tempo di san Francesco come forma principale di penitenza imposta dalla Chiesa, in stretto rapporto con il Perdono dei peccati, era invalso l’uso di intraprendere un grande pellegrinaggio, a Santiago, a Roma e, soprattutto a Gerusalemme. Il lungo, pericoloso e difficile viaggio a Gerusalemme poteva davvero diventare per molti pellegrini un viaggio interiore; tuttavia un aspetto molto concreto era anche il fatto che in Terra Santa le offerte che esso portava con sé erano divenute la fonte più importante per il mantenimento della Chiesa locale.

In proposito non si dovrebbe storcere troppo facilmente il naso: in tal modo la penitenza acquistava anche una valenza sociale. Se dunque – come vuole la tradizione – Francesco aveva avanzato la richiesta che tutto questo potesse essere ottenuto con la visita orante al santo luogo della Porziuncola, ciò era legato davvero a qualcosa di nuovo: una Indulgenza, che doveva cambiare l’intera prassi penitenziale».

Fonte molto importante per conoscere le origini dell’indulgenza è il cosiddetto “Diploma di Teobaldo”, emanato dalla curia vescovile il 10 agosto 1310. Il frate minore e vescovo di Assisi Teobaldo era preoccupato di rispondere a quanti erano critici nei confronti dell’indulgenza stessa e di dimostrare la verità storica della sua concessione. Vale la pena riportare un tratto della sua narrazione: «Il beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola e una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia, per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso.

Egli... si presentò al cospetto di papa Onorio e disse: “Santo Padre, di recente, a onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli”. Il papa rispose: “Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza”. San Francesco gli rispose: “Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi non anni, ma anime”.

E il papa riprese: “In che modo vuoi delle anime?”. Il beato Francesco rispose: “Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesa”. Il papa rispose: “Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza”. Il beato Francesco rispose: “Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo”.

Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: “Ordino che tu l’abbia”» (FF 3392). Con la sua consueta libertà interiore Francesco mette al centro l’uomo e la sua relazione con il Signore. Questo è ciò che è davvero importante e l’urgenza del santo è aprire una strada praticabilissima alla portata davvero di tutti.

Non solo la porta della Porziuncola come la porta del perdono resta aperta sempre da parte di Dio per ciascuno di noi, ma siamo anche invitati a essere noi stessi capaci di aprire vie di riconciliazione per gli altri, a vivere uno degli effetti più concreti – e oggi così urgenti – della conversione: l’essere tessitori di pace, a desiderare la salvezza che corrisponde al desiderio grande di Francesco, «Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso»!

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