Anno 132 - Novembre 2020

La forza dei simboli

Don Livio Tonello, direttore

È la prima pagina di un nuovo anno. Non si può che aprirla con l’augurio che il tempo che ci sta davanti sia sereno per tutti. Mesi, giorni, ore che accogliamo sempre come grazia del Signore, come dono offerto e come possibilità di realizzare il bene. La nostra vita trova il suo valore se vissuta nella realizzazione del progetto iscritto nel nostro essere persone uniche e irripetibili con i molti carismi e doni che possediamo. Progetto che si dipana man mano che ne comprendiamo il significato e ci sappiamo valorizzare.

Come sempre affidiamo questi 12 mesi all’intercessione di Sant’Antonio. I riferimenti iconografici lo mettono ancora una volta al centro perché possiamo averlo sotto il nostro sguardo e per lasciarci guardare da lui. Quest’anno viene riproposta in forma simbolica la figura del grande Santo. La sua persona ci parla attraverso gli aforismi (detti, messaggi incisivi, post diremo noi oggi). In una breve frase viene condensata una grande saggezza che normalmente si rifà alle parole di Gesù e alla sapienza iscritta nel vangelo. Parole eloquenti che trovano eco nella raffigurazione simbolica proposta. Sono suggestive le rappresentazioni ideate da Giustina De Toni, simpatiche interpretazioni visive del messaggio uscito dalla bocca del Santo. Vita e fede si nutrono e si esprimono sovente attraverso segni e simboli. Ne è ricca la liturgia che utilizza l’acqua, l’olio, la croce, il pane e il vino, i gesti e le posture del corpo per dire ciò che sta oltre. Non lo fa solo con le parole o con i ragionamenti bensì con elementi che appartengono al vivere quotidiano. Sono le stesse cose naturali di cui si compone la vita.

Anche i miracoli che attribuiamo a Sant’Antonio sono “segni” dell’amore di Dio. Il desiderio di soluzione dei problemi umani ci rimanda a ciò che va oltre le nostre capacità per tendere alla benevolenza del Creatore. Nella vita i gesti dicono più delle parole. Un fiore ha una valenza simbolica altissima per due persone che si vogliono bene. La raffigurazione di un cuore ci sprona a sentimenti e azioni che intuiamo già radicate nella stessa natura umana.

I giorni stessi dell’anno sono contrassegnati da segni e da rappresentazioni simboliche. Stagioni ed equinozi, ricorrenze e feste, anniversari e commemorazioni esprimono il passare del tempo e la memoria di ciò che è stato. Tempus fugit dicevano gli antichi e la memoria è un modo per trattenere e render ancora presente ciò che non c’è più. E così ci circondiamo di oggetti, di immagini, di “ricordi” per trattenere nella mente e nel cuore ciò che è stato significativo per noi. Non possiamo più rivivere quella esperienza ma possiamo rinverdirne gli effetti perché il nostro corpo conserva memoria del vissuto. I sensi sono una “banca dati” formidabile perché conservano le percezioni: così sappiamo che il fuoco brucia, così stiamo attenti a quanto peperoncino mettiamo nella pasta... il corpo tutto è “memoria”. I nomi dei santi e beati riportati giorno per giorno ci ricordano che qualcuno è riuscito a vivere il vangelo, che è possibile seguire il Maestro nella via che ha tracciato. È questo l’augurio più importante che possiamo farci all’inizio di questo nuovo anno: seguire giorno per giorno le orme del nostro Signore come ha fatto anche Sant’Antonio che mettiamo ancora una volta davanti a noi nel cammino di questi 12 mesi.

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